Rassegna storica del Risorgimento

CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
anno <1987>   pagina <516>
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Libri e periodici
neppure ha alcunché a che fare con Gramsci, la sua apertura all'herbartismo (Siciliani De Cumis) che, tramite Labriola, si confronta con positivisti ed evoluzionisti ma mantenendo ben ferme le distanze, la sua metafisica come filosofia speculativa la cui legittimità Savorelli rivendica contro le perplessità di Timpanaro, un'interpretazione critica del pensiero di Hegel... un'adeguata considerazione del positivo in generale... un superamento critico interno dell'hegelismo che è ciò che meglio avvicina Spaventa a De Sanctis.
Con Settembrini mi sembra invece che proprio la cultura sia vecchia dopo il 1860, anche se la sensibilità politica si sforza di rimanere aggiornata (e perciò mi sentirei di aderire in proposito a Themelly piuttosto che a Scirocco) mentre per Tari rimane aperto (Leotta) il problema del precursore dell'estetica crociana (che l'A. liquida sprezzantemente, ma che è quanto meno suggestivo), per De Meis quello affascinante dell'influenza di Dopo la laurea sulla generazione del verismo (il radicalismo quarantottesco lo avvicina a molti suoi colleglli abruzzesi, a cominciare da Pica e da De Blasiis, ed il tema del revirement meriterebbe di essere studiato), per Jaj'a e Maturi l'allineamento difensivo dinanzi all'irrom­pere del positivismo ma anche il confronto critico con esso all'ombra di quelle matrici Kantiane la cui importanza, lo ripetiamo, subordinata che sia, è perciò tutt'altro che da sottovalutare, prova ne sia // Vico di Francesco Fiorentino per ripetere alla lettera il titolo del bel libro di Siciliani De Cumis ed ancor meglio la poderosa opera di Luciano Malusa Tra positivismo e neoKantìsmo a cui l'A., con tutte le riserve del caso, dedica la dovuta attenzione.
La storiografìa sociologica di Villari e la pedagogia di Angiulli costituiscono sostan­zialmente per l'A. tutto ciò che di serio (e nel primo caso di remotamente hegeliano assai più che non vichiano) sia rimasto dell'irrompere dell'ondata positivistica, accanto, ma fino ad un certo punto, alla psicologia scientifica antimetafisica e neoKantiana di Tocco, ed a parte Bovio, a cui forse è riservata fin eccessiva considerazione, sotto l'influsso di uno dei consueti répéchàges spadoliniani (ben altro sarebbe da dire su Silvio Spaventa, mentre Ì cattolici, pur studiati a fondo, risultano irrimediabilmente emarginati).
Si chiude con Labriola, naturalmente, e col riconoscimento (Poggi) di un ruolo centrale dell'herbartismo nell'evoluzione del suo pensiero, ruolo che, accanto all'attività pubblicistica e pedagogica oggi documentata e sviscerata a fondo, arricchisce non soltanto la sua indivi­dualità di pensatore ma tutta la complessa traccia della via italiana al marxismo, compreso il dibattito sul revisionismo che, con buona pace dell'A., di De Giovanni e degli altri ortodossi , è tuttora fecondamente apertissimo.
RAFFAELE COLAPIETRA
ARISTIDE RICCI, Le origini del Risorgimento nazionale in Romania {1831-1852); Roma-Napoli, Edizioni L.E.R., 1986, in 8, pp. 143. S.p.
L'autore di questo libro ci dispiega una fra le pagine sconosciute, o comunque meno note, nella storia del Risorgimento europeo. Accantonando l'epopea di questi anni in Italia, nella Francia orleanista e nella mittelcuropa, il Ricci ci conduce nei due piccoli Principati della Moldavia e della Valacchia, contesi ed occupati a sorti alterne dalla Russia e dalla Turchia: egli, dopo un rapido ancorché necessario e significativo excursus che va dalla Pace di Adrianopoli del 1829 (che sancì la fine del monopolio turco sullo sfruttamento dei prodotti romeni e la libertà commerciale e di navigazione sul Danubio), alla sostituzione degli ex regnanti in queste due Province con autorità russe, fino al 1834, anno che segnò l'inizio del governo dei Principi autoctoni, pone subito l'accento sul motivo conduttore, se non addirittura ispiratore, del libro: le lotte per l'indipendenza nazionale nel periodo precedente al 1848.
Notiamo in questa esposizione tratti familiari, in quanto comuni a tutto il ciclo storico compreso nella denominazione risorgimentale: nascita di società segrete o culturali quali la Filarmonica , Giustizia e Fratellanza e L'Associazione letteraria della