Rassegna storica del Risorgimento
CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
anno
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1987
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pagina
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517
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Libri e periodici 517
Romania, problemi economici che si fondono con ciucili di nazionalità dando origine ai desiderio di indipendenza e dì regimi liberal-borghesi, ottusità, o forse solo impotenza, dei Principi regnanti (nel caso in questione Sturdza in Moldavia e Bìbescu in Valacchia) a recepire e far proprie tali istanze di rinnovamento, ed infine, ma non per importanza, la tradizionale scissione dei gruppi rivoluzionari nell'ala moderata ed in quella radicale. L'unica, ma incisiva peculiarità del Risorgimento romeno consistè, appunto, nell'essere la Romania sottoposta ad un regime internazionale particolare, con la Russia potenza protettrice e la Turchia potenza sovrana, ed infatti non a caso una delle richieste espresse nei Desideri del partito nazionale del rivoluzionario Minali Kogàlniceanu era proprio l'unione della Moldavia e della Valacchia come conseguenza dell'abolizione sia dei protettorato russo che della sovranità turca.
In sostanza il libro tende a dimostrare come questi due Principati non fossero altro che pedine manovrate a piacimento nello scacchiere europeo dal blocco Austria-Russia-Turchia da una parte e dall'altra dalla Francia e dal falso liberalismo dell'Inghilterra, la quale avendo riposto speranze (neppure tanto segrete) in un eventuale conflitto russo-turco; restò profondamente delusa quando le due Potenze, dopo aver sgominato con un doppio intervento la rivoluzione romena del '48, giunsero ad un accordo pratico per l'occupazione dei due Principati, BJi Trattato di Balta-Liman del 1 maggio 1849, della durata di sette anni.
11 libro, che riporta in appendice alcuni documenti di notevole interesse storico, anche perché inediti, termina con una toccante biografia sull'esule Nicolae Balcescu, morto a Palermo nel 1852, già Segretario di Stato per gli Affari Esteri, sui rapporti da lui intrattenuti con il Kossuth, l'esponente di spicco del governo rivoluzionario ungherese, e sulle lettere da lui scritte poco prima di morire, colme di quella malinconia propria di chi è consapevole che quando verranno i tempi sognati, non potrà essere di aiuto al suo Paese né con la sciabola, né con gli scritti, né con la parola .
STEFANIA D'AGOSTINO
ANGELO ARA, Fra Austria e Italia. Dalle Cinque Giornate alla questione alto-atesina (Civiltà del Risorgimento, 23); Udine, Del Bianco, 1987, in 8, pp. 348. L. 25.000.
Nella sua consueta elegante veste editoriale, la collana Civiltà del Risorgimento curata e diretta per il Comitato di Trieste e Gorizia da Giulio Cervani e Salvatore Francesco Romano presenta un nuovo volume; si tratta di una serie di saggi scritti e pubblicati in tempi diversi da Angelo Ara, con l'aggiunta di due articoli ancora inediti. Pur non presentando un'organicità tematica, se non quella come ha la premura di avvertire lo stesso autore di ima ormai lunga fedeltà ad una tematica di "frontiera" italo-austriaca (p. 7), il libro è caratterizzato in tutte le sue componenti da una comune ispirazione di ricerca e da una identica serietà di indagine, di cui 11 ricchissimo apparato critico offre un'ampia ed eloquente testimonianza.
Nel prmo scritto, Karl Ludwig von Ficquelmont e il problema lombardo-veneto alla vigilia delia rivoluzione del 1848 (pp. 9-51), Ara ricostruisce gli esiti fallimentari della missione nelle province italiane dell'uomo di fiducia di Mettermeli, analizzando in particolare la corrispondenza intercorsa tra i due fra l'agosto del 1847 ed il marzo dell'anno successivo, riproducendone poi parte nell'Appendice. L'Autore mette in evidenza i limiti dell'analisi di Ficquelmont, che erano di fatto gli stessi di Vienna: pur constatando l'esistenza dell'abisso creatosi tra governo e ceri nobiliari lombardi e tra potere politico ed intelligencija, l'inviato austriaco tendeva a considerare il malcontento del vicereame solo come un problema interno austriaco: pur riconoscendo l'esistenza di un problema nazionale, egli tendeva infatti a ridurne la portata, considerandolo un fattore tutto sommato secondario che, inserito in un'atmosfera di malcontento generalizzato, contribuiva a rafforzare i sentimenti antiaustriaci delia popolazione lombarda ed in particolare dell'aristocrazia. Lasciando