Rassegna storica del Risorgimento
CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
anno
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1987
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pagina
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521
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Libri e periodici 521
una futura società delie Nazioni, Ci parla soprattutto, e qui veramente la figura del medico assume toni d'intesa quasi spirituale con Garibaldi (infatti tutti e due erano massoni), della sua opera nella fondazione della Società per la protezione degli animali. Questa attività non piaceva a qualcuno e per punirlo gli ammazzarono il cane. Pare che il dott. Riboli alloggiasse nella stessa casa dove oggi ha la sede la Protezione Animali di Torino. La casa probabilmente era di proprietà del medico; è certo, comunque, che suoi erano i due quadri raffiguranti una signora, appesi alle pareti.
Riboli curò la pubblicazione dell'opera di Garibaldi, / Mille, e assolse ad altri vari incarichi umanitari. L'unica delusione fu proprio la politica a procurargliela; non riuscì mai ad essere eletto deputato, forse perché parlava troppo schietto. In questo caso si può concordare con l'autore sulla sua anima propria di romantico per eccellenza.
L'autore poi ricorda un fatto davvero curioso: un certo Riboli non il nostro sfiderà e vincerà tre duelli con ufficiali del Montebello Cavalleria nel 1861. Il primo ad essere battuto sarà proprio l'autore dell'offesa il duca Sforza Cesarmi reo di aver insultato i Garibaldini. Purtroppo il nome di questo guascone è Antonio e non Timoteo.
In conclusione un lavoro apprezzabile per le fonti innanzitutto; superato il primo impatto dovuto alla riproduzione di queste nel libro comunque in corsivo esso avvince per le sue molteplici curiosità, essendo inoltre denso di aneddoti poco noti al grande pubblico.
STEFANO GROSSI
ALBERTO MARIO, La repubblica e l'ideale, Antologia degli scrìtti, a cura di PIER LUIGI BAGATIN; Lendinara, Comune, 1984, in 8, pp. XLVI-529. S.p.
Dopo le antologie degli scritti di Alberto Mario a cura del Carducci nel 1884 e nel 1901, di Alfredo De Donno e Giovanni Conti nel 1925, questa terza raccolta è uscita a conclusione delle manifestazioni dell'anno centenario della morte, promosse da un apposito Comitato, presieduto dal sindaco di Lendinara prof. Antonio Ferlin.
Nel compiere il suo lavoro, Pier Luigi Bagatin non ha potuto fare a meno di tenere d'occhio l'opera dei due suoi illustri predecessori; ma ha avuto il merito di compiere ima più ampia scelta di articoli, di ordinare tutti gli scritti in tredici sezioni, distinte a seconda degli argomenti trattati e ordinate ciascuna cronologicamente nel proprio interno. Il lettore è facilitato nel seguire il pensiero e l'azione di Alberto Mario dal 1848 a Mentana, sia nella partecipazione alle guerre per l'Italia, sia nella polemica sul metodo di Cavour e di Garibaldi, sulle idee di Mazzini e Cattaneo, sulla repubblica federale, sulla monarchia e l'Italia. Leggere queste pagine significa immergersi nell'atmosfera incandescente della Sinistra storica italiana, cogliendone il pathos e le ragioni e il suo evolversi nell'esperienza umana di chi dagli entusiasmi giovanili per il neoguelfismo e Pio LX passò a Mazzini, combatté con Garibaldi, si converti al federalismo girondino di Cattaneo contro il centralismo giacobino di chi aveva fatto l'unità monarchica dell'Italia. La stessa asprezza dei giudizi contro certi personaggi della Destra, per es. Cavour, si perdona facilmente, provenendo da chi voleva una patria più libera, più completa territorialmente e più indipendente, e soffriva per gli inevitabili compromessi ai quali il processo storico aveva obbligato la resurrezione dell'Italia. L'ideale urtava crudelmente contro la realtà nella coscienza di uomini come Alberto Mario.
Nell'introduzione il Bagatin traccia un profilo ragionato del suo personaggio, al quale corrisponde lo sviluppo dell'antologia, in modo che fra l'uno e l'altra c'è un'armonica corrispondenza, essendo gli scritti del Mario a suggerire i tratti del profilo e ad inverarlo.
Questa nuova antologia si distingue, per l'introduzione e per il suo ordinamento, da quella carducciana, perché questa indulgeva all'agiografia come conseguenza dei rapporti personali tra il poeta maremmano e l'eroe garibaldino, e da quella del Conti, che risentiva di quanto accadeva nell'Italia del 1925. A cento anni di distanza il Bagatin ha potuto tenersi su di una linea più scientifica, poco o nulla concedendo all'amore del natio loco.
UMBERTO MARCELLI