Rassegna storica del Risorgimento
CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
anno
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1987
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pagina
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522
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522 Libri e periodici
Olschki, un secolo di editoria, voi. 1: CRISTINA TAGLIAFERRI, La libreria antiquaria editrice Leo S. Olschki {1886-1945), prefazione di EUGENIO GARIN, pp. x-436; voi. II: STEFANO DE ROSA, La Casa editrice Leo S. Olschki {1946-1986), pp. 184; Firenze, Leo S. Olschki, 1986, in 4, con ili., tav. S.p.
La casa editrice Olschki festeggia il suo centenario e affida a due giovani studiosi, Cristina Tagliaferri e Stefano De Rosa, il compito di rievocare due secoli di vita, di pubblicazioni, di riviste e, soprattutto, di battaglia culturale. Fondata a Verona nel 1886, la Olschki ha avuto altre due sedi, Venezia e Firenze, dove ancora oggi prosegue la sua attività. L'editore per questa ricorrenza, che non vuole essere una pura e semplice rievocazione, bensì un momento di riflessione e discussione culturale, ha pensato bene di dare alle stampe due tomi, come al solito, ma questo non è un fatto che sorprende perché rientra nelle tradizioni, eleganti e raffinati, simbolo di una casa editrice che, di fronte alla nuova imprenditorialità, propone testi di alta cultura, ove il dato scientifico è sempre in primo piano, mai superato dalle esigenze di mercato spesse volte spietate . I due volumi, il primo affidato alla Tagliaferri, studiosa già nota e apprezzata da qualche anno, il secondo a Stefano De Rosa, dividono in due parti l'arco di vita della casa: il primo copre il periodo dalla fondazione al 1945 {La libreria antiquaria editrice Leo S. Olschki), il secondo dalla fine del secondo conflitto mondiale ad oggi {La casa editrice Leo S. Olschki). La divisione non è casuale: nel 1945, infatti, l'azienda viene divisa in due campi, quello antiquario e quello editoriale.
11 tentativo, brillantemente riuscito, è quello di non fare una pura ricostruzione di un sodalizio familiare che si impegna in un'avventura editoriale, bensì di ricostruire gli umori e le tendenze di un secolo di cultura italiana e, in parte, europea.
Nel primo volume, degno di particolare attenzione è il capitolo VII, Lo sviluppo dell'editoria {1920-1945) (riviste è collane) nel quale la Tagliaferri, con sobrietà di linguaggio affronta i nuovi indirizzi editoriali: Dalla fine della prima guerra mondiale alla morte del fondatore [...] la Olschki entra più decisamente nel campo dell'editoria ed in esso si caratterizza. Se all'antiquariato rimane attribuito un ruolo importante, economico prima di lutto, [...] la vera novità [...J è rappresentata per l'appunto dall'editoria (p. 295). Poi, una delle caratteristiche fondamentali dell'azienda: A partire dagli anni '20 del Novecento e sulla base di molteplici e precedenti relazioni già stabilite, la casa fiorentina divenne interlocutrice di istituzioni, scuole, accademie, biblioteche e singoli personaggi interessati a pubblicare e si fece paladina di una iniziativa che in Italia non trovava facili sbocchi. La Olschki editrice assunse così uno specifico ruolo nell'ambito dell'editoria sovvenzionata in collegamento con istituti, enti di cultura, università. Essa ha creato e coperto in Italia lo spazio che in altri Paesi ha avuto e continua ad avere l'editoria specializzata dirèttamente collegata alle università. Basti pensare in proposito alla Oxford University Press, alla Harvard University Press e a tutte le imprese editoriali più o meno direttamente collegate agli istituti di studio o di ricerca (p. 297). Inoltre, la Tagliaferri individua nelle collane e nelle collezioni di volumi il salto di qualità compiuto dalla casa in campo editoriale {ivi).
Altro periodo-chiave, drammatico e spaventoso, è quello post-bellico, descrittoci da De Rosa nel secondo volume, il periodo della ricostruzione della casa in un paese sconvolto dalla guerra. Molto interessante una lettera del '45 di Aldo ai fratelli Leonardo, Elvira e Margherita: Nessuno di voi potrà mai immaginare lo sgomento di vedere la Biblioteca letteralmente scoperchiata, i libri sepolti e proiettati dappertutto, finestre e porte scardinate e spezzate [...], il soffitto crollato, le saracinesche diveite, i libri, le stampe, tutti ricoperti di intonaco e calcinacci (p. 2). Poi, l'immediato rimettersi al lavoro: Ma durò poco; é la immediata legge fu: salvare il salvabile {ivi). Aldo era l'unico rimasto: Abbandonare Firenze che anziché "fiorita e fascista", come la chiamavano i tiranni liquidati scrive in una lettera al fratello Leonardo del 2 gennaio 1945 direi piuttosto ferita e sfasciata, mi sembrava indegno, come l'abbandonare una creatura mutilata ma ancora viva <p. 5).
Nella parte contemporanea, oltre ad una Appendice, in cui spicca una sezione di Tavole a colori con foto di protagonisti e frontespizi di libri e riviste, stimolante è il capitolo