Rassegna storica del Risorgimento

CAVALLOTTI FELICE; CRISPI FRANCESCO; HERZ CORNELIUS
anno <1987>   pagina <523>
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Libri e periodici
523
numero quattro, dedicato ai periodici, dalla Bibliofilia a lìelfagor per arrivare ai più recenti (fra cui la Rassegna storica toscana, per altro incredibilmente messa in nota dal De Rosa).
Le vicende storiche sono accompagnate da una preziosa serie di testimonianze di uomini di cultura: da Luigi Firpo ad Eugenio Garin (tra l'altro autore della Prefazione che ha messo in rilievo come, per la storia della cultura, sia importante la storia dell'editoria), da Francesco Adorno a Vittore Branca, via via fino a Oskar Kristeller, Alessandro Perosa, Luigi Maria Persone, Ugo Procacci, Roberto Ridotti e Nino Pirrotta.
il tutto efficacemente corredato da un materiale iconografico di prima qualità. Fra le illustrazioni, a titolo di esempio, si vedano l' ex libris , inciso nel 1902 dallo Edwards (p. 6), oppure gli Incunabolo typografica, uno dei molti cataloghi dedicati agli incunaboli che hanno rappresentato una parte tanto importante nella storia olschkiana per l'intuizione geniale del suo fondatore che si avventurò in una raccolta non tout-court, ma di ima siste­maticità organizzativa veramente notevole (p. 79). E ancora: La comedia del divino Dante Alighieri da Firenze con la esposizione di Giuseppe Landò Passerini con il proemio di Gabriele D'Annunzio, dediée à Sa Majesté le roi d'Italie , inserzione pubblicitaria per l'edizione monumentale della Divina Commedia (p. 191). E, a proposito di D'Annunzio, una lettera del 25 maggio 1906, spedita dalla villa della Capponcina ( Settignano di Desiderio ) dove lo scrittore, sbagliando il titolo (invece di Bibliofilia scrive Bibliografia) promette di collaborare alla rivista (pp. 101-103).
A causa dello spazio tiranno è impossibile soffermarsi su tutte le Testimonianze, cui accennavamo prima. Ci preme però sottolineare quella di Francesco Adorno (plschki: una tradizione per il libro, pp. 129-132), che coglie appieno il significato vero dell'impresa: Cento anni, dunque, di vita ininterrotta, tra alterne vicende, talvolta tragiche. Sempre un impegno: sapersi inserire nella storia della "cultura", senza mai essere presi dalle fatali mode, dall'" effimero" . E, a proposito di Aldo, figlio di Leo: 11 "nierchant-amateur" seppe, oltre il padre, rimanere "amateur", ma, scioltosi dalla libreria antiquaria, seppe divenire "merchant" di idee, non sottostando mai alle idee di mercato: per "amor di libro", ossia di razionale civiltà, per amor di cultura e di sapere.
FRANCESCO GHIDETTI
AA.W., Giustino Fortunato', Bari, Laterza, Collezione di Studi Meridionali, 1984, in 8, pp. 177. L. 18.000.
Questo volume, a cura dell'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno, raccoglie alcuni dei saggi e dei discorsi presentati in occasione del 50 anniversario della morte di Giustino Fortunato. Si tratta delle relazioni di G. GALASSO, Giustino Fortunato nella storia d'Italia, e di S. CINGASI, Giustino Fortunato e il Mezzogiorno, tenute nel corso di una cerimonia commemorativa svoltasi in Campidoglio il 6 ottobre 1982; e di tre studi: M. Rossi DORIA, Gli ultimi venticinque anni, L. SACCO, Giustino Fortunato e la Basilicata, A. JANNAZZO, Fortunato e Croce: un dialogo sul liberalismo e sul Mezzogiorno. Il volume contiene anche la ristampa del saggio di U. ZANOTTI-BIANCO, Giustino Fortunato {1848-1932), che apriva il IV fascicolo delTArcftiv/o storico per la Calabria e la Lucania del 1933, interamente dedicato alla figura di Fortunato. Chiudono il libro: una sezione che ricorda le celebrazioni tenute in varie parti d'Italia nel 1982, una breve biografia di Giustino Fortunato ed, infine, alcune indicazioni bibliografiche.
L'opera di Fortunato non è stata, fino ad oggi, oggetto di uno studio completo. La sua biografia, come quella di molti altri esponenti del ceto dirigente italiano (si pensi per tutti a S. Sennino;, attende ancora d'essere scritta. La sua figura è, tuttavia, di notevole importanza nella storia, politica e culturale, d'Italia. Nelle valutazioni della sua opera, fatte sia da suoi contemporanei che da studiosi successivi, ricorrono, tra gli altri, due giudizi, che forse, meriterebbero d'essere rivisti. Il primo riguarda il suo pessimismo intorno alle sorti del paese ed in particolare circa la possibilità di giungere alla soluzione della questione meridionale. Quest'opinione di un Fortunato pessimista si radicò, credo, soprattutto in seguito alle posi­zioni che il lucano formulò dai primi del '900, e particolarmente dalla guerra mondiale.