Rassegna storica del Risorgimento

DECENTRAMENTO; REGGIO CALABRIA AMMINISTRAZIONE 1861-1865
anno <1988>   pagina <22>
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Lucrezia Zàppia
poi dal 1864 Albo reggino, specie con L'Imparziale d'indirizzo radicale, fin qui disgraziatamente irreperibile.4'
Esaminando il controllo che la Prefettura eserciterà su questa stam­pa, sarà quindi possibile cogliere non solo i rapporti tra Stato e società civile ma, in termini ideologici, anche quelli tra lo Stato e gli Enti locali.
Nel generale quadro culturale del Meridione italiano degli anni 1859-1860 caratterizzati da sollecitazioni, contraddizioni e tendenze di sviluppo nuove, un punto fermo è, anche a Reggio, l'adesione dei settori di opinione pubblica moderata, nel passato sostenitori di un federalismo di marca borbonica o neoguelfa, al concetto di Unità nazionale. A ciò non era stata estranea la lunga azione degli esuli e la propaganda politica dei comitati liberali che si erano costituiti nella provincia nel 1859. Ma non dobbiamo dimenticare l'importanza che aveva assunto al riguardo, qui come altrove, la grave crisi delle istituzioni e delle strutture del regime borbonico che la tardiva riesumazione della Costituzione non poteva sanare.
Sulla base delle suggestioni delle dottrine costituzionalistiche e della conoscenza, pur indiretta, di modelli strutturali amministrativi avanzati inglesi, belgi, austriaci, francesi e piemontesi i liberali reggini guar­davano ad uno Stato di diritto, attuato attraverso il regime parlamentare che, superata sul piano politico l'identificazione Stato-Monarca, cancellasse quello Stato di polizia , finalizzato a scopi di benessere comune del tutto inaccettabile sia sul piano giuridico-sociale, sia sul piano economico. Esso di fatto impediva il libero dispiegarsi delle forze vitali che erano espresse anche a Reggio dalla borghesia delle professioni e degli affari che ormai avevano raggiunto livelli internazionali. Tale bisogno era tanto più avvertito in quanto in città ed in provincia forte era il peso dei conservatori fedeli alla prassi dell'assolutismo, anche perché il loro potere si esplicava dall'interno e dal vertice delle amministrazioni pubbliche.
Nella cultura di queste forze ancora appariva legittimo il riferimento soggettivo dell'agire in nome del re, il pubblico impiego era considerato nell'ambito dei rapporti personali e le pubbliche funzioni si ritenevano legate al singolo funzionario; mancava quindi ogni senso di obbiettiva-zione e ne derivavano, specie dopo il 1848, prepoteri e soprusi.
L'estensione del vero e proprio rapporto giuridico anche nelle rela­zioni tra cittadino e Stato, col superamento del sistema basato su con­cessioni unilaterali e precarie e l'uso dello strumentto legislativo inteso come momento vincolante dell'attività amministrativa era pertanto per i liberali reggini un'esigenza indifferibile.
Così, puntando sulla preminenza del potere legislativo, essi guarda­vano ad uno Stato di diritto, cioè normativo sia riguardo al cittadino sia riguardo a se stesso.
Per tali ragioni il Piemonte, col suo regime statutario flessibile, ap­pariva nel 1860 idoneo a garantire queste attese e lo sbarco di Garibaldi,
4) Notizie possono però essere desunte da L'Albo bibliografìco-religioso ecc. con cui fu spesso in polemica, ma soprattutto dalla Relazione del prefetto di Reggio al Ministero dell'Interno, Reggio, 28-XII-1862 con annesse Osservazioni in Archivio Stato Reggio Calabria da ora in poi A.S.R.C. , inv. 34, Gabinetto Prefettura: Stampa.