Rassegna storica del Risorgimento
DECENTRAMENTO; REGGIO CALABRIA AMMINISTRAZIONE 1861-1865
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1988
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Reggio Calabria e il decentramento 25
vano divenire momento qualificante del rapporto tra cittadini e pubblici poteri, rapporto fondato sull'impersonalità dì questi ultimi e sul riconoscimento che tutti i cittadini fossero soggetti politici.
Da queste dichiarazioni di principio si ricavavano quindi immediate conseguenze per la moralizzazione della vita amministrativa reggina.
Proprio in rapporto alla funzionalità dello Stato, in questi settori politici reggini maturò la richiesta, ormai peraltro diffusa nell'area moderata meridionale, di abolizione della Luogotenenza napoletana. Il provvedimento era inteso come normalizzazione di una situazione politico-sociale ormai compromessa, nonché come ulteriore passo verso l'attuazione dello Stato di diritto. Se ne faceva portavoce Domenico Spanò Bolani, presidente del Consiglio provinciale reggino con un articolo pubblicato su La Fata Morgana di Reggio, nell'ottobre 1861. In esso si vedeva la Luogotenenza di Napoli come una msoffribile barriera che teneva lontano il Sud dal resto della penisola mentre si affermava: Noi vogliamo abbracciarci ed immedesimarci colle altre regioni della nostra Italia; noi vogliamo far parte integrale della gran Famiglia italiana. Noi voghamo esser governati; voghamo un solo governo ora in Torino e poi in Roma .
Questa tesi, che in realtà sembrava affidare il compimento del progetto di governabilità delle province meridionali alla funzione normalizzatrice automatica delle istituzioni dello Stato, venne contestata dagli ambienti democratici calabresi di Napoli, che avevano il loro organo ne II Corriere di Calabria, periodico trisettimanaile politico-letterario. Uno stralcio dell'articolo venne riprodotto con un commento negativo a firma L. {sigla di uno dei direttori del giornale, aw. Giovanni Leotta) in data 15 ottobre 1861; in esso si ribatteva: In attesa della liberazione di Roma in tutt'altro luogo meno che a Torino dovrebbe aver sede provvisoriamente il governo centrale (ove il riferimento a Napoli appariva evidente).
Nella stessa risposta il Leotta puntava il dito sul più grave motivo di dissidio con i reggini che andava ben al di là di un'occasionale diatriba tra democratici e moderati.
Nel marzo 1861, nell'atmosfera di rilancio della presenza democratica nel Sud (uscita praticamente battuta dalle elezioni politiche), creatasi nell'ex-capitale, intorno al costituito Comitato di Provvedimento Centrale delle Province Meridionali, che, nel nome di Garibaldi, raccoglieva le fila del vecchio partito d'Azione, il gruppo calabrese rifondava II Corriere di Calabria (ricollegandosi idealmente a quello del 1848 di cui era stato direttore lo stesso Leotta). Lo scopo era di operare all'interno della regione calabra per formare un vasto movimento di opinione volto a coalizzare tutti i settori liberali in un unico fronte di opposizione che, anche in rapporto ai problemi amministrativi locali, si riconoscesse nell'alveo delle direttive napoletane. Era stata creata a tal fine la rubrica Gazzettino delle Calabrie che, anche attraverso corrispondenze dirette, fungesse da canale di trasmissione tra il centro direzione del giornale e la periferia le tre province.
L'azione del periodico trovò favore a Catanzaro ed a Cosenza, ma dobbiamo supporre che incontrasse notevoli difficoltà a Reggio. Dal silenzio delle fonti locali e dall'assenza di contributi reggini nello stesso giornale napoletano, dobbiamo ipotizzare che esso non fòsse riuscito a coin-