Rassegna storica del Risorgimento

DECENTRAMENTO; REGGIO CALABRIA AMMINISTRAZIONE 1861-1865
anno <1988>   pagina <33>
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Reggio Calabria e il decentramento 33
cembre 1865 n. 2728, fu limitata solo ad alcune grandi città,22)
I decreti di ottobre rafforzavano di fatto il carattere accentrato ed autoritario dell'amministrazione dello Stato anche se sanzionavano il trionfo di un ordinamento a base provinciale.
Tale struttura, che richiamava da vicino gli ordinamenti statuali fran­cese e belga, al di là delle motivazioni politiche, si palesava anche a molti tecnici del diritto carente e causa di confusione: la legge del '59 presentava intrinseche contraddizioni, mentre dichiarava la Provincia Ente morale (arti­colo 145) ne distruggeva la personalità giuridica ponendo le sue spese a carico dello Stato (art. 241). A parere degli stessi giuristi, se la Provincia restava abbarbicata al bilancio statale come una pianta parassita, l'istituto provinciale, come ente amministrativo, era completamente subordinato allo Stato.
Di tutto questo aveva piena coscienza la classe dirigente reggina; nel febbraio 1862, infatti, per mano del Presidente del Consiglio provinciale, Domenico Spanò Bolani, di fronte alle proposte Ricasoli sulle attribuzioni della Deputazione, rivendicava alla Deputazione provinciale stessa, quale organo locale dello Stato, la reale rappresentanza della popolazione, e lan­ciava un severo monito allo stesso Parlamento: Se il Parlamento italiano ottemperando alle proposte dell'illustre Presidente del Consiglio dei ministri, risolvesse di togliere alle Deputazioni provinciali le più preziose ed onore­voli attribuzioni [...] con tale atto la rappresentanza nazionale ucciderebbe di colpo la rappresentanza provinciale. Con tale atto le Deputazioni provin­ciali, perduta la naturale tutela delle libertà comunali, verrebbero ridotte allo sparuto uffizio di Deputazione delle opere pubbliche (quali erano nel passato governo) sotto la spuria presidenza del Prefetto.24)
Si contestano al Ministro proponente le motivazioni portate a sostegno delle stesse proposte con un'analisi del problema quanto mai lucida e serrata: Non è vero, come asserisce il Ricasoli, che colla legge Rattazzi, il governo è affatto estraneo allo svolgimento degli interessi comunali, né è mica vero che con tal legge il governo ebbe a rinunziare ad una parte principalissima dell'amministrazione civile. Io affermo all'incontro che sinché il Prefetto è il Presidente nato della Deputazione provinciale: sinché questa non ha una personalità propria, con propria segreteria e corrispondenza diretta co' Comuni; sinché le relazioni delle Deputazioni coi Comuni devono passare
22) Sui prefetti, sulla loro funzione, sul loro stato giuridico e sul trattamento econo­mico e relative leggi che li riguardano: C. PAVONE, Amministrazione centrale e Amministra­zione periferica da Rattazzi a Ricasoli, 1859-1866, Milano, 1964; E. RAGIONIERI, La storia politica e sociale, in La Storia d'Italia dall'Unità ad oggi, voi. IV, tomo III, Torino, 1976, pp, 1685 sgg.; A. PORRO, Il prefetto e l'amministrazione periferica in Italia, dall'Intendente subalpino al prefetto italiano, Milano, 1972; P. CASULA, I prefetti nell'ordinamento italiano, Milano, 1972.
23) in Raccolta delle leggi speciali e convenzioni internazionali, fondata dal prof. E. PACIFICI MAZZONI e continuata da G. SAREDO e S. GIANZIANA, I serie, voi. II; Legge sull'amministrazione comunale e provinciale, Allegato A, Torino, 1884.
20 D. SPANÒ BOLANT, Rivista del Pubblici servizi: Il governo e la Provincia, in La Fata Morgana, cit., Reggio, 5-114862, n. 68.