Rassegna storica del Risorgimento
DECENTRAMENTO; REGGIO CALABRIA AMMINISTRAZIONE 1861-1865
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1988
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Reggio Calabria e il decentramento 35
in quanto consentiva abusi in pregiudizio della cosa pubblica quando qualche Prefetto si fosse lasciato adescare dalle schifose piacenterie dei suoi consorti ed investire dalla parassita crittogama camurristica.28)
Se La Fata Morgana, nel discorso sull auto-governo, richiama alcuni motivi polemici presenti nella coeva pubblicistica autonomista napoletana, numerose indicazioni ed iniìniti spunti rivelano che la costante riflessione sull'argomento è basata su una documentazione ampia e diretta (Atti parlamentari e annessa documentazione legislativa, relazioni, note, pubblicazioni dottrinarie ecc.). Ne deriva un punto di vista originale che si precisa anche attraverso la quotidiana esperienza amministrativa degli articolisti, impegnati tutti "nei servizi amministrativi pubblici sia direttamente in qualità d'impiegati e di rappresentanti degli Enti locali, sia indirettamente in qualità di professionisti, legati per lavoro a determinati uffici.
Si parla quindi di autonomia burocratica che, sola, può rafforzare sul piano morale l'apparato amministrativo locale, sottraendolo al gioco delle clientele governative,29) mentre sul piano strutturale si punta alle responsabilità individuali, relative alle varie funzioni, che possono ehininare i pericoli e gli effetti dell'accentramento amministrativo, prima tra tutti, l'ingerenza di enti diversi su quelli naturali , letale allo sviluppo di una sana vita associativa.
Le idee di decentramento, colorandosi di tinte conservatrici, si richiamano al valore della personalità rappresentativa cui solo è delegato l'esercizio del potere.
Avverso all'* accentramento piemontese come alla supremazia napoletana , il giornale, convinto assertore di uno Stato che, a differenza di quelli francese e belga, consideri la Provincia un'aggregazione naturale in un ordine di bisogni e d'interessi ampio e complesso, non una determinazione fittizia della legge, si rivolge ai suoi lettori su base provinciale, puntando su quella borghesia che è la vera detentrice del potere locale, non in quanto proprietaria, ma perché esercita le libertà costituzionali, garantite non solo dal censo, ma dalle professioni e dagli uffici che esplica. Tale borghesia deve essere sensibilizzata sui problemi inerenti al governo del territorio. Occorre aggregare le forze vitali intorno all'Istituzione che deve provvedere ai bisogni e agli interessi per cui sono insufficienti l'azione e la forza del singolo Comune.
Dobbiamo dedurre, pur nella mancanza di notizie relative alle copie vendute o al numero degli associati, che il messaggio sia stato recepito dai lettori. Nel 1862 (1 semestre) assistiamo alla proliferazione in provincia dei Circoli popolari nazionali, tale da indurre il periodico a mutare il sottotitolo.3
X* tesi espresse ribadiscono che l'istituto provinciale è privo di signifi
co Ibidem.
25) Sui rapporti tra prefetto e società civile nei diversi giudizi che insigni meridionalisti hanno dato e sulla relativa bibliografia v. GIOVANNI A LIBERTI, Potere pubblico e Società locale nel Mezzogiorno italiano, in Storia Contemporanea, a. XVI, 1985, n. 2.
30 Dal 1-VI-1862 prenderà quello di Giornale dei Circoli della Prima Calabria Ulteriore e darà inizio all'anno VI.