Rassegna storica del Risorgimento

DECENTRAMENTO; REGGIO CALABRIA AMMINISTRAZIONE 1861-1865
anno <1988>   pagina <36>
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Lucrezia Zàppia
cato. Tale istituzione, così com'è, non piace ai liberali reggini né ai moderati né ai progressisti. Essi tuttavia non disperano di migliorarla sia attraverso una vigorosa azione sulla stampa, sia attraverso l'azione dei propri deputati nazionali, alcuni dei quali sono anche consiglieri provinciali, sia ancora attraverso la mediazione più tecnica del ceto burocratico periferico che, sollecitato dal governo, deve esprimere i propri pareri su procedure o orga­nizzazione dei servizi, primo tra tutti il prefetto che dello Stato è il rappre­sentante periferico più prestigioso. Tutto ciò appare possibile nella consa­pevolezza che in quegli anni l'azione amministrativa si svolga in assenza di un adeguato quadro generale di riferimento, sia in rapporto alle nuove esigenze istituzionali, sia in relazione alle trasformazioni sociali determinate dalla realtà nazionale unitaria.
Se una tale visione appare avulsa da ogni principio di legittimismo borbonico , ci risulta del pari lontana dalle vuote polemiche di stampo municipalistico , proprie di una coeva pubblicistica meridionale, moderata, che la moderna storiografìa vede quale propugnatrice del sistema che voleva contrastare . 31> Il disegno politico della classe dirigente in esame, appare infatti ancorato ad una realtà dinamica, che deve modificarsi attra­verso i mezzi offerti dalle nuove leggi, prodotte da un Parlamento su cui è possibile incidere anche se lontana è l'idea che le assemblee rappresentative possano fare e disfare il governo a loro capriccio, o adottare le leggi che vogliono.
Come è necessario ufficio del potere esecutivo il propugnare le sue prerogative contro le possibili usurpazioni del potere legislativo scrive il Bolani , così è sacro dovere e diritto della Rappresentanza nazionale il tutelare [...] la morale personalità del Comune e della Provincia contro le tendenze invaditrici del potere esecutivo .
Anche in questa provincia l'ingerenza governativa, la cui massima pareva essere amministrare da vicino e governare da lontano , avrà la sua longa manus nel Prefetto.
Competenze d'ufficio ed elettive convergono sulla sua figura generando volute ambiguità ; ad es. qualora il Consiglio provinciale, in contestazione col Governo, voglia adire i Tribunali, deve affidare la causa alla Deputazione ed essere rappresentato in giudizio dal Prefetto, lo stesso che rappresenta anche il Governo. Tale ambiguità si manifesta sul piano pratico operativo in tutti i settori cruciali della vita civile della provincia attraverso il potere decisionale prefettizio (che la stessa abolizione del contenzioso accrescerà).
Allo stesso modo, sugli elementi legati in gran parte alla volontà del rappresentante governativo, s'intrecciano i rapporti tra potere centrale e peri­feria; e mentre l'oligarchia locale potrà conservare la sua forza sulla base della fiducia politica che sarà riuscita ad instaurare col potere centrale, tale fiducia sarà spesso accordata sulla scorta delle informazioni del Prefetto.
31) F. TESSITORE, Aspetti del pensiero neoguelfo napoletano dopo il Sessanta, Napoli, [1962].
32) D. SPANÒ BOLANI, Rivista dei pubblici servizi: Il Governo e la Provincia, in La Fata Morgana, cit, Reggio, 5-11-1862, n. 68.