Rassegna storica del Risorgimento

DECENTRAMENTO; REGGIO CALABRIA AMMINISTRAZIONE 1861-1865
anno <1988>   pagina <41>
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Reggio Calabria e il decentramento 41
Né la Municipalità riuscirà facilmente a rivestire il capoluogo di giusti­ficazioni nuove, tanto più necessarie in quanto Reggio, per la sua posizione eccentrica rispetto al territorio provinciale e per mancanza di strutture ade­guate (porto, istituti di credito ecc.), non rappresentava un vero polo econo­mico. Le diverse colture trovavano centri e sbocchi commerciali in località diverse: Scilla, Villa S. Giovanni, Palmi, Siderno, mentre nella stessa popo­lazione, specie quella del versante ionico, permarranno ancora a lungo verso il capoluogo le remore proprie del tradizionale isolamento degli spazi.
L'impossibilità che la classe politica provinciale potesse offrire una concreta mediazione tra lo Stato ed i Comuni, perfino nei confronti del capoluogo, si coglie in occasione di avvenimenti di particolare gravità per la stessa vita istituzionale, come nell'insostenibile situazione determinatasi in città a seguito dell'episodio d'Aspromonte.
Di fronte all'irrigidimento della politica governativa (stato d'assedio) che trovava nel prefetto Cornerò un intransigente rappresentante del potere centrale, pronto ad avallare ogni ordine del comando militare, anche se lesivo degli stessi diritti costituzionali come il coprifuoco, emesso il 29 agosto, senza motivazione,39) sarà la sola municipalità di Reggio a prendere posi­zione con le dimissioni dell'intero Consiglio comunale e degli ufficiali della sua Guardia nazionale.
La Relazione al ministro dell'interno stilla dimissione del Consiglio municipale e degli ufficiali della guardia nazionale di Reggio (Calabria) a firma del Sindaco cav. Francesco Pensabene e dei membri della Giunta,*') suona come atto di accusa al rappresentante governativo, il prefetto, su cui ricadeva la grave responsabilità di aver ricusato di mediare, come suo dovere, tra gli interessi in gioco, quelli dello Stato e quelli della cittadinanza. Egli aveva permesso che lo Stato s'imponesse a Reggio con tutta la forza del suo potere; nell'esaltazione dello statalismo non aveva lasciato alle forze locali altro spazio al di fuori delle dimissioni.
Tali forme di egemonia, che si sostanziavano anche di decisioni discre­zionali per tacitare ogni forma di dissenso, come la soppressione della stampa, demandate alle autorità politiche locali da La Marmora (Manifesto, 25 ago­sto 1862), ) avevano portato alla soppressione dei periodici reggini. >
Da qui l'idea di appellarsi direttamente al governo appariva ai diri­genti locali l'azione più coerente con i propri princìpi politici.
Gli stessi princìpi avevano spinto i rappresentanti della città ad inviare
39) I provvedimenti delle autorità dello Stato erano ritenuti sconsiderati anche da uomini come d Plutino, legati al Cornerò. Antonino Plutino ad Agostino, Reggio, 7JX-1862, A.RvC., Fondo Plutino, cit.
40) Relazione datata Reggio, 30-VJ11-1862 e firmata oltre che dal sindaco F. Pensabene, dagli assessori A. Serra, A. Africa, D. Surace, G. Palumbo, G. B. Camagna, G. De Benedetto, componenti la giunta municipale, ne // Diritto, cit., Torino, 9-IX-1862, n. 250.
4i) Manifesto, a stampa, del gerì. La Marmora, Commissario straordinario per le province napoletane in Archivio Stato Napoli, inv. 65, Questura, F. 5, fase. 338.
42) Furono soppressi i tre periodici esistenti: La Fata Morgana, L'Imparziale e L'Albo bibliografico-religioso-letterario (cattolico) di cui più avanti tratteremo.