Rassegna storica del Risorgimento

DECENTRAMENTO; REGGIO CALABRIA AMMINISTRAZIONE 1861-1865
anno <1988>   pagina <42>
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Lucrezia Zàppia
una delegazione a Garibaldi, sbarcato sul continente, per farlo deviare da Reggio ed evitare un probabile massacro, e a dissociarsi da ogni iniziativa garibaldina pur nella stima e nell'affetto verso l'Eroe che li aveva liberati dalla tirannide borbonica.
Sulla base di questa linea di chiaro moderatismo della classe dirigente reggina, che ancora una volta risultava fedele ai suoi canoni ideologici e la cui condotta nei riguardi della spedizione di Garibaldi era nota all'opinione pubblica nazionale attraverso vari giornali tra cui II Diritto ed il Corriere dell'Emilia,*3) risultavano tanto più incomprensibili gli atteggiamenti delle autorità dello Stato. Non dimentichiamo che lo stato d'assedio determinava una situazione economica molto pesante non solo in relazione al commercio, ma per le requisizioni di locali in città per alloggi alle truppe, tra cui lo stesso seminario arcivescovile, usato dal Comando militare. Gli alloggi per gli ufficiali dei due battaglioni del 50 e 29 di linea, ivi stanziati, creeranno dei seri problemi alla nuova Municipalità, non solo perché gli stessi ufficiali, che avevano provveduto da se stessi agli alloggi, pretendevano indennità maggiori di quanto stabilito dalle regie patenti del 9-VIII-1836, estese alla provincia il 4-VIJI-1861; ma perché si doveva decidere a quale articolo del bilancio dovesse essere imputata la somma.44)
L'episodio appare significativo in relazione al comportamento del Con­siglio provinciale che nell'occasione scende al minimo storico della sua credibilità: con la sconfìtta della sua linea autonomistica, attuata attraverso lo stato d'assedio, privato del suo principale mezzo d'informazione La Fata Morgana mostrerà tutta la sua interna debolezza ed il suo isolamento politico in campo nazionale.
A riguardo gli Atti del Consiglio provinciale di Calabria Ultra 'Prima, Reggio, 1863, chiariscono, nel silenzio di altre fonti locali e nella penuria delle carte governative, l'impotenza della classe politica provinciale non solo a trovare una linea operativa capace di rendere credibile la sua volontà, tanto proclamata di assumersi il peso della tutela dei Municipi, ma anche a mantenere un fermo atteggiamento nei confronti del Prefetto. Nella rela­zione, letta da Bruno Rossi a nome della Deputazione provinciale nella seduta del 27-IX-1862, le recriminazioni per quanto è avvenuto suonano come bisogno di conciliazione con l'autorità governativa più che come presa di posizione a sostegno della Municipalità dimissionaria. Tuttavia basteranno poche frasi, un sommesso accenno alle misure governative per scatenare l'insofferenza del Prefetto, deciso, a quanto pare, a farla finita con gli oppositori costituzionali che, pazientemente, stavano allargando in pro­vincia la loro base politica, in decisa opposizione con la visione accentratrice dello Stato, come attestavano sia la nascita di alcuni Circoli popolari nazio­nali, sia i risultati elettorali amministrativi in molti Comuni del reggino, ciò anche sulla base -degli elenchi annuali di surrogazione del quinto degli eletti. 45>
43) Sulla posizione del Corriera dell'Emilia v. Antonino Plutìno ad Agostino, Reggio, 7-IX-'62, in AJ3.R.C, Pondo Fiutino, cit.
44) Atti del Consiglio Comunale di Reggio, tornala 30-IX-1862, in Archivio Storico Comunale, pos. 1-8-5/1861-62.
45) Sui risultati delle elezioni amministrative v. A.S.R.C., inv. 4, Atti dell'ammini­strazione comunale (1811-1867).