Rassegna storica del Risorgimento

DECENTRAMENTO; REGGIO CALABRIA AMMINISTRAZIONE 1861-1865
anno <1988>   pagina <50>
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Lucrezia Zàppia
giornale L'Amico della Libertà, dalle cui pagine inviteranno il clero intran­sigente ad accettare il Plebiscito, mentre nel 1861-62, dai fogli de La Fata Morgana, diretta dal can. Paolo Pellicano, tenteranno la conciliazione ed il recupero politico dell'area cattolica intransigente, sottolineando con foga il valore politico-religioso di una libera Chiesa in uno Stato libero.
Ma il loro compito non sarà facile a causa della situazione locale: i sospetti di reazione che avevano consigliato l'esilio dell'arcivescovo e che gravavano sulla Curia, si estendevano in discriminatamente su tutto il clero intransigente. Su quest'ultimo peseranno quindi la politica economica del nuovo Stato nonché la posizione assunta dal Papato che, in sede locale, lasciava a lungo vacante la diocesi di Gerace.65)
Né migliori saranno i rapporti con le autorità civili che si sussegui­ranno al governo della Provincia.
I dissapori erano destinati ad aggravarsi sulla base dei progetti di distorsione delle rendite ecclesiastiche e ancor più per i decreti dittatoriali, come quelli d'espulsione dei gesuiti dall'ex-regno e di confisca delle loro case è dei loro beni, per cui doveva essere creata anche a Reggio una Com­missione di tre probi cittadini, su indicazione del Governatore che, in nome dello Stato, ne prendesse possesso.
L'ostilità del Ricciardi e della Curia portò ai provvedimenti d'espul­sione, dalla diocesi e dal Regno, del presule e del suo vicario, can. Francesco Bosco. A tale proposito è molto interessante il carteggio, inedito, intercorso tra il governatore di Reggio, Plutino, la Curia arcivescovile e la Segreteria generale della Dittatura tra il 18 settembre ed il 2 ottobre 1860. Esso appare utile non solo ai fini della ricostruzione della prassi usata per attuare i suddetti provvedimenti {concessione del passaporto, notifica dell'atto, fino alla comunicazione ufficiale che l'arcivescovo, il vicario e un cameriere sono partiti per Marsiglia) o per le disposizioni dettate dal presule alla sua partenza (custodia del palazzo e villa arcivescovile) ma ancor più per le implicazioni giuridiche che l'atto comportava sul piano del diritto canonico, qui richiamate (un arcivescovo non poteva allontanarsi dalla Diocesi senza l'ordine espresso del Pontefice, così per il vicario che conforme alle leggi della Chiesa tiene immediatamente dallo stesso arcivescovo ogni esercizio di giurisdizione ).
Ancora il 13 febbraio 1861, il governatore Plutino nel trasmettere la supplica del Capitolo al principe di Carignano per il rientro del presule nella Diocesi, declinando le responsabilità circa il provvedimento d'espul­sione, formulava un cauto parere, descrivendolo come caldo partigiano della caduta dinastia così come la Curia che a lui s'ispira e notava che i pochi sacerdoti, devoti all'idea di libertà e progresso sono invisi e tenuti in sospetto dall'ordinario ; pertanto prima di farlo rientrare gli si chiedesse il giuramento di fedeltà al re ed alle leggi.67)
65) La diocesi di Gerace resterà vacante dal giugno 1860 al maggio 1872, in Archivio Centrale dello Stato, Culto, Vescovi, Gerace, b. 88, f. 191.
66) AS.VL.C, Pondo Governatorato, ort., busta I,
67) A. Plutino al Segretario generale di Stato a Napoli, Reggio, 13-11-1861, in A .S.R.C., Fondo Governatorato, cit., b. I.