Rassegna storica del Risorgimento
AGOSTINIANI ALGHERO; ARCHIVIO DI STATO DI SASSARI FONDO CORPORA
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1988
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Libri e periodici
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rale, ma in cui la presenza di De Viti è costante fin dal primo numero, 8 ottobre 1911, e per i due anni della guerra di Libia e del preambolo all'universalità del suffragio, un dare ed avere tra il deputato e l'opinione pubblica locale che va tenuto ben presente per i riflessi pedagogici e formativi in senso liberale del particolarissimo radicalismo di De Viti.
11 quale fin dal febbraio 1915 allarga alla Germania la tematica interventista, fin dal dicembre 1916 scorge nella Russia fermenti liberali suscettibili di rendere più omogenea la coalizione dell'Intesa ed in Wilson l'alfiere della soluzione democratica del conflitto, fin dal dicembre 1918 ammonisce a non esasperare la velleità revansciste dei vinti, fin dal novembre 1922 individua nella proporzionale imo degli obiettivi polemici immediati e maggiori della restaurazione mussoliniana.
Lo scarno succedersi degli interventi, insomma, conferma in De Viti l'osservatore acutissimo e l'uomo politico di razza, ben lontano dal cliché innocuo ed inconcludente dell'* anima bella , che l'A. si è reso benemerito di aver demolito.
RAFFAELE COLAPIETRA
GIULIO CIANFEROTTI, Giuristi e mondo accademico di fronte all'impresa di Tripoli (Quaderni di Studi Senesi raccolti da Filippo Liotta, 56); Milano, Giuffrè, 1984, in 8 pp. VUi-167. S.p.
Sempre più la guerra italo-turca del 1911-1912 con la conquista di Tripoli bel suol d'amore è vista e studiata come prodromo alila guerra mondiale, e Giulio Cianferotrtd ha concepito queste pagine come parte iniziale di una più vasta indagine sulle Università italiane e la Grande Guerra, sulla quale sta lavorando da tempo. È impressionante questo coro concorde delle voci più qualificate del mondo accademico che sconfinano nella retorica più ovvia: l'eredità romana per quanto riguarda Tripoli e Bengasi, quella delle Repubbliche marinare dopo la conquista del Dodecanneso. Abbastanza scontato se lo proclamano gli archeologi e i medievisti, ma anche i matematici si commuovono! I letterati insistono sulla conquista come rinnovamento, che lavi l'onta di Adua: Pascoli (la grande proletaria s'è mossa) D'Annunzio, Betocchi, Graf.
Più preoccupanti per l'evoluzione democratica del Regno che ha appena festeggiato i cinquantanni sono le distorsioni giuridiche operate da coloro che vogliono giustificare l'operato su base scientifica: così Igino Petrone ordinario di Filosofia del Diritto a Napoli condanna il grande e originario errore metafisico del pacifismo (p. 21). Si danno giustificazioni etico-razzi ah' della colonizzazione, comuni del resto anche alle altre nazioni imperialistiche, ricordando che già P. S. Mancini, per giustificare lo sbarco a Massaua nel 1885, aveva affermato in Parlamento che non esiste un diritto alla barbarie! .
Capita a proposito il VII Congresso Giuridico Internazionale tenuto a Roma nell'ottobre del 1911, che diventa tribuna di risonanza dell'oratoria libica. C'è chi trascende come Vittorio Polacco, docente a Padova di Diritto Civile, ritenendo inutili le argomentazioni giuridiche, perché l'impresa di Tripoli si giustifica di per sé come segnacolo di civiltà (p. 66), mentre Mariano D'Amelio già magistrato in Eritrea ammonisce prudentemente a tener conto degli usi delle popolazioni indigene. In particolar modo è la dottrina internazionalista che fatica per mantenersi su un livello scientifico. Poche le voci discordanti, fra le più notevoli quella di Gaetano Salvemini, allora professore a Pisa, e solo in parte.
Cianferotti puntigliosamente annovera moltissimi interventi quasi tutti concordi nel-l'approvare l'impresa, e può, sulla scia del Pais, rimarcando l'infatuazione nazionalistica di quel biennio, constatare i primi segni di quella serie infinita di trahison dea clercs, di rovinosi cedimenti della scienza alle passioni di razza, classe e nazione.
FLORIANO BOCCINI