Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.
anno <1988>   pagina <140>
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Camillo Lacchè
giando sulle fasi alterne della costruzione del tronco Napoli-Portici inaugu­rato da Ferdinando II, e delle altre ferrovie che presto si aggiunsero in Lombardia, Toscana è Piemonte. In quell'occasione ci disse con palese soddi­sfazione che aveva il padre funzionario delle Ferrovie dello Stato. Un altro giorno ci parlò dell'opera di Cesare Balbo, Le Speranze d'Italia, dove è trattato il tema dell'unificazione politica della Penisola e dell'auspicato allon­tanamento degli Austriaci dal Lombardo-Veneto. Ci confidò che aveva il fratello versato negli studi storici, il quale da poco aveva dato alle stampe un saggio sui primi fermenti risorgimentali italiani. Conobbi così l'esistenza di Alberto M. Ghisalberti, ma non ero in grado ovviamente di valutare la portata della sua scienza, per quanto, con l'immediatezza percettiva infantile sovente trascurata dai grandi , avessi afferrato il pudico orgoglio della sorella nei riguardi del congiunto.2)
Giusto nel primo Novecento (era sempre la signora Fede che nelle sue esposizioni didattiche intercalava flash di vita privata), papà Ghisalberti, funzionario delle Ferrovie dello Stato con uno stipendio dignitoso ma non esaltante, aveva l'abitudine di compiere viaggi in ferrovia nel periodo delle ferie estive assieme ai due giovanetti. Anno dopo anno, il familiare terzetto visitava le più belle città italiane, dove più date, più avvenimenti, più perso­naggi storici venivano illustrati con passione ed erudizione dal genitore ai suoi figlioli. Suppongo a questo .punto, con riflessione estemporanea tutta mia personale, che negli animi di Alberto e Fede, nel tempo di quegli incan­tati diporti, si sia svegliato il senso della storia (se non c'è, nulla si desta), in particolare di quella risorgimentale. E facile sarà stato poi, per loro, collocare stabilmente la ferrovia , fenomeno tecnico e politico di progresso e civiltà, nel grande affresco nazionale dell'età moderna.
Scusate, lettori, se mi permetto di fare più di una digressione; mi vengono di getto alle labbra i versi dal ritmo facile di quel grande dilettante che fu Domenico Gnoli, il quale nella poesia Viaggio prende il treno e percorre in lungo e in largo il Bel Paese, ma il suo girovagare è puro desiderio. Non ha le concessioni gratuite sulla rete ferroviaria per sé e i suoi familiari. I paesaggi che sogna sono stupendi, visioni di glorie passate riaffiorano nella sua mente: il convento della Gancia, il Doge sul Bucintoro, la chiesa di Santacroce, ed altre.
Il viaggio sarebbe il mio diletto ma costa 'troppo: per economia talora uso di prender U biglietto a gli sportelli de la fantasia.3)
Effettivamente viaggiare in quel tempo era un lusso oppure un'esigenza da signori. Ne lasciò testimonianza Maggiorino Ferraris, che scriveva nel 1905 su Nuova Antologia', Le sparute cifre del movimento ferroviario ita-
2) SÌ trattava del volume Gli albori del Risorgimento italiano (1700-1815), Roma, JP. Cremonese, 1931.
3} Domenico Gnoli (1836-1915), da Vecchie e nuove odi tiberine, Bologna, Zanichelli,
s.a.