Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.
anno <1988>   pagina <141>
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Alberto M. Ghisalberti ferroviere 141
liano ci dicono che il popolo vero da noi non viaggia, tanto meno a grandi distanze. Nel Regno d'Italia le tariffe dei viaggiatori sono le più alte del­l'Europa progredita. Un viaggio da Torino a Roma, con le piccole spese incidentali, costa lire cento tonde in seconda classe. Cento lire in Italia sono l'entrata d'una intera famiglia agiata e benestante alla settimana: cento lire sono ali'incirca il guadagno mensile d'un numero illimitato di piccoli impie­gati, commessi, bottegai e artigiani. Ecco dunque tutta un'Italia infinita che per consentire un viaggio a Roma ad una sola persona, dovrebbe sottostare ad un periodo di digiuno da una settimana ad un mese, per un'intera famiglia .4>
Dopo tre anni di scuola media inferiore e due superiori dirò brusca­mente adesso ottenuto il diploma di computista commerciale, cominciai a cercare di buona lena un lavoro. Ricordo che un giorno della primavera 1938 andai nella mia vecchia scuola a ritirare un certificato e, uscendo, incontrai la mia professoressa d'italiano, storia e geografia, la quale con la grazia di sempre mi domandò cosa facessi, quali erano i miei programmi futuri. Risposi che avevo vinto un concorso alle Ferrovie dello Stato, un modesto posto negli uffici; temevo, però, che mi trasferissero chissà dove, per cui, oltre a non poter dare un aiuto in famiglia, lo stipendio vivendo solo mi sarebbe appena bastato. Ella rifletté qualche istante, poi m'invitò a ritornare lì il giorno dopo. Mi consegnò nel secondo incontro una lettera con la busta aperta, mi disse di leggerla a casa e quindi di consegnarla chiusa al destinatario, mi salutò augurandomi buona fortuna. La missiva conteneva un'amichevole segnalazione (o debbo dire raccomandazione ?) ad un funzionario della Commissione che mi aveva esaminato e promosso, ed era firmata dal suo papà, già in quiescenza. E così rimasi a Roma.
La mia molesta presenza purtroppo è ancora indispensabile per dipanare il filo di memorie antiche e più recenti; ma, in un baleno, sorvolo trent'anni e più della mia vita e plano in piccolo spazio nel 1970. E in quell'anno, solenne centenario della presa di Porta Pia, alla verde età di cinquant'anni, diedi alle stampe il mio primo libro di storia ferroviaria. Nella condizione di cultore di narrazioni memorabili e dirigente ferroviario che altro avrei potuto scrivere? Nel maggio dell'anno successivo inviai una lettera espli­cativa, ma concisa, e un esemplare di quella mia creatura mal vestita al prof. Alberto M. Ghisalberti, presidente dell'Istituto per la storia del Risor­gimento italiano. Egli mi rispose sollecitamente con lettera autografa.
Roma, 19 maggio 1971 Gentilissimo Signore,
la lettera con ila quale ha voluto accompagnare il prezioso dono delle Sue Cronache ferroviarie del Risorgimento Italiano mi ha veramente commosso. Ella ha rievocato la figura della mia cara sorella Fede, che è stata non solo una eccellente insegnante dal punto di vista tecnico, ma, come le Sue parole mi confermano una volta di più, una maestra ricca di umanità, che ha sempre voluto bene ai suoi scolari.
Mi fa piacere apprendere ohe di quella sua umanità, di quel suo- senso di affettuosa comprensione anche Lei ha avuto una prova, E non Le nascondo che vedere apparire, attraverso il ricordo di Fede la nobile 'figura del nostro Babbo è cosa che mi rende più
4) L'anarchìa ferroviaria in Italia, in Nuova Antologia del 16 gennaio 1905.