Rassegna storica del Risorgimento

GHISALBERTI ALBERTO M.
anno <1988>   pagina <144>
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Camillo Lacchè
di servizio. Dietro la foto scrissi scherzosamente: Potrebbe essere una delle due quella che l'ha condotta da Orvieto a Roma?. La sua risposta non tardò a giungermi.6)
Roma, 30 marzo 1977 Caro e gentile dottore,
ho ricevuto k Sua cortesissima lettera e le copie del Suo bel volume. Mi dispiace che la prefazione sia inferiore al merito dell'opera. Qualche volta, si dice, sonnecchiava anche Omero...
Spero di poter utilizzare alcuni di quegli esemplari per far fare qualche recensione.
Non so dirLe come mi abbia commosso leggere la lettera di mia sorella Fede. Era una dorma veramente esemplare e una eccellente insegnante. Vedo che ha avuto anche la fortuna di avere ottimi discepoli.
Siccome sono un sentimentale il ricordo di mia sorella e la fotografia di quelle due locomotive si uniscono in me nel suscitare visioni e pensieri di altri tempi.
Grazie di cuore e accolga per Sé e per i Suoi i miei migliori auguri.
Suo affez.mo ALBERTO M. GHISALBERTI
Non era la prima volta che il Ghisalberti mi dichiarava di essere un sentimentale, per cui, interpretando questa parola forse con una certa presunzione in una dimensione filosofica, supposi che egli volesse intendere di essere un uomo che fondava il criterio dell'agire morale sull'intelligenza del cuore anziché sulla ragione, come d'altronde la esprimeva, questa qualità spontaneamente, ogni giorno, con la dedizione al dovere e genuini entu­siasmi e generosità. Tale e quale l'aveva manifestata sua sorella Fede nel tempo in cui il resocontista di queste cronache private trascorreva dal­l'infanzia all'adolescenza e alle soglie della prima giovinezza.
CAMILLO LACCHÈ
6) Ghisalberti in una sua lettera deliF-8 luglio 1976 mi aveva anticipato alcuni dettagli sull'episodio di Orvieto. Con il grado di T. Colonnello dellercito, egli era in quella cittadina, sede provvisoria dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore. Dopo l'8 settembre tutta gli ufficiali, meno due, decisero di non darsi ai Tedeschi. Come venir via da Orvieto? Egli cosi concludeva: Ma, avendo detto che il ten. col. Ghisalberti era figlio di un antico funzionario delle Ferrovie, il capostazione di Orvieto ni disse, non senza qualche commo­zione, che mio padre, temporibus illls, era stato il presidente della Commissione che lo aveva fatto entrare in servizio... E, per questo, sull'amica "locomotiva presente in stazione potei raggiungere Roma! Sono passati ventitré anni da allora [trentatrè, mi permetto di rettificare], ma il ricordo è sempre vivo e caro .