Rassegna storica del Risorgimento
BARBERA GASPERO; BARBERA PIERO; EDITORIA FIRENZE SEC. XIX-XX; F
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Gianfranco Tortorellì
la strada per incominciare a ricomporre in un'unica trama le diverse direzioni che si dipartono dalla storia del libro come impresa culturale e che necessitano la ricerca di tratti comuni, ma anche la messa in evidenza dell'unicità e talvolta dell'originalità di alcune di queste esperienze.1" Nella autobiografia e nella raccolta di lettere di Barbèra si possono, a nostro avviso, rintracciare questi profondi fattori di cambiamento che furono certamente comuni a tutti gli editori dell'Ottocento italiano, ma che trovavano in Gaspero il più solerte annotatore con in più una maggiore tendenza ad assorbire e maturare esperienze estranee, fino a quel momento, alla tradizione tipografica italiana. Se si leggono infatti i ricordi, più numerosi di quanto si pensi, di editoii e tipografi, se si prendono in considerazione le numerose commemorazioni e le prime succinte biografie si noterà come indipendentemente dalla provenienza sociale e regionale o dalle differenze che ciascuno di essi incontrò nel faticoso apprendistato, gli editori italiani condivisero con forza la maggior parte delle idee espresse da Barbèra nelle Memorie, ma soltanto Gaspero approfondì in prima persona gran parte della letteratura anglosassone e soprattutto soltanto l'editore torinese fece di un pensatore, Benjamin Franklin, e della sua Autobiografia un incontro fondamentale della sua vita, L'arte, alquanto melensa ma efficace, del didascalismo popolare, per usare le parole di Mac-chioro,12) che aveva già alla fine del Settecento trovato in Franklin il suo grande paladino, si riversa nell'Ottocento borghese e, nelle Memorie di un editore come già nella Autobiografia, il self mode man incontra il filantropo. B> Una nuova e più incisiva lettura delle Memorie potrà avvenire se si terrà costantemente presente quanto Barbèra scrisse nel quarto capitolo dei suoi ricordi quando, annotando le impressioni prodotte dagli scritti dell'americano, ammetteva di essere diventato, a furia di leggere e me-
e efficacia, in E.L. EISENSTEIN, La rivoluzione inavvertita. La stampa come fattore di mutamento, Bologna, Il Mulino, 1985, p. 43. Il volume della Eisenstein è comunque dedicato prevalentemente agli sviluppi della stampa nei secoli precedenti l'Ottocento; deve quindi essere attenuato il rimprovero agli storici su una mancata discussione delle conseguenze, p. 20. I giudizi della Eisenstein sui volumi di Martin, di Steinberg, utili anche per questo nostro studio, sono comunque da condividere, pp. 54-55, n. 5.
n) È questa una esigenza che si incomincia ad avvertire anche tra i bibliotecari; si confrontino, a questo proposito, i lamenti di E. BOTTASSO, Operatori e pubblico nell'industria culturale dell' '800, in Studi piemontesi, a. X, 1981, p. 65, con la recensione di M. CRESTA, Verso una storia dell'editoria italiana, in Bollettino di informazione AIB, a. XXVI, 1986, p. 451. Nonostante questi passi in avanti alcune recenti ricostruzioni di cataloghi editoriali non sono state interpretate in questo senso cfr. M. A. MENICHETTI BIANCHI, Annali tipografici di Carlo Baduel. Vita e fortuna di un editore perugino del Settecento, Perugia, Regione dell'Umbria, Volumnia, 1983 e L'attività editoriale in Friuli dal 1945 al 1984. Contributi ad una bibliografia sistematica, a cura di LILIANA BERNARDIS, coordinamento di Virginia Rodaro, Udine, Chiandetti, 1985.
J2) A. MACCHIORO, Studi di storia del pensiero economico ed altri saggi, Milano, Feltrinelli, 1970, p. 95.
13) Scrive MACCHIORO: C'è una storia dell'etica umanitaria, nell' '800 borghese, che ha ì suoi capitoli ed ha il suo processo, e, nella Vita di Benjamin Franklin, il self made man incontrava il filantropo, il proprio livre de chevet: early to bed and early to rise makes a man hearthly, wealthy and wise, op. cittp. 392.