Rassegna storica del Risorgimento

BARBERA GASPERO; BARBERA PIERO; EDITORIA FIRENZE SEC. XIX-XX; F
anno <1988>   pagina <152>
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Gianfranco Tortorelli
rio, furono stese alla fine del viaggio, quando l'editore piemontese aveva ormai passato da tempo la mano ai figli nella conduzione della casa edi­trice e si era trovato nella necessità di occupare utilmente gli anni in­cresciosi dell'ultimo periodo della sua vita. Immobilizzato da acciacchi e malattie, costretto a non uscire più di casa neanche per concedersi la breve consueta passeggiata in compagnia della moglie, Barbèra cercò di superare ì dolori, di cui tuttavia con pudore e forza d'animo non fece parola nei suoi scritti, guardando indietro alle esperienze di vita e di lavoro che avrebbero potuto aiutare i suoi eredi a superare quei momenti di sconforto e abbandono dinanzi allo stato delle cose. Consapevole della fine di un'epoca21) e che i gusti del pubblico si orientavano ormai verso più futili letture, conscio che le sue pagine sarebbero state in breve tempo dimenticate, l'editore si risolve a prendere la penna non per vanità, bensì per dovere . Le tumultuose e un po' caotiche letture giovanili avevano lasciato il posto a più meditate riflessioni sugli autori preferiti da Gaspero e così la struttura delle Memorie viene subito concepita sulla falsariga di una continua mediazione tra le esperienze di vita e di lavoro e la biografia di quei personaggi la cui vicenda poteva aiutare a organizzare i capitoli di un discorso più compatto. Franklin, in questo modo, dopo essere stato il riferimento costante negli anni della sua affermazione, dopo avere guidato con il suo esempio il tipografo e l'editore a perseguire tenacemente i suoi obbiettivi, fornisce a Gaspero anche la griglia, il canovaccio per una impo­stazione franca e diversa dalle biografie del tempo.
Che le Memorie di un editore non fossero comunque il risultato di una improvvisa decisione di raccogliere i propri ricordi, anche se la stesura avvenne in un tempo abbastanza rapido, ma un progetto di cui l'editore era andato discutendo con amici e collaboratori negli ultimi dieci anni è atte­stato dalle numerose lettere scritte da Gasparo per verificare la sua impo­stazione. Il 12 aprile 1874 in una lunga risposta all'invito di Emilio Treves di aprire una nuova collana con la biografia dell'editore piemontese, Bar­bèra, per la prima volta, accennava al suo desiderio di mettere invece così alla buona l'Autobiografia di un operaio, ch'Ella potrà anche dire di un editore, in cui non vi saranno certamente gli elogi e le eleganze della biografia fatta scrivere da Lei, ma io mi lusingo che vi saranno pratiche verità che forse non faranno torto all'editore di Volere è potere, il quale libro, ad onta di qualche difetto, ebbe un successo raro in Italia, superato soltanto dalle pubblicazioni del celebre mio interlocutore.22) Abbandonata
2*) Scrìve Barbèra: Comprendo che il secolo va cambiando, e certo tale scritto non potrà più piacere fra qualche anno, ma io non ho scritto per vanità, bensì per dovere nella lettera indirizzata a Giovanni Mestica, 16 aprile 1875 in Lettere di Gaspero Barbèra tipografo editore {1841-1879) pubblicate dai figli, prefazione di ALESSANDRO D'ANCONA, Firenze, Barbèra, 1914, p, 306.
22) Così Gaspero aveva decimato 1'énvàto: E pai quel volermi mandar fuori per il primo tra gli editori italiani mi accresce (io credo) la ripugnanza che ho a 'presentarmi al pubblico: almeno la chiamata venisse per ragioni di età, se non di meriti, vada: mi parrebbe dà sopportare meglio la berlina; ma cosi iper di primo, è un fiasco sicuro [...]. O perché non comincia da ritrattare i più grandi giornalisti d'Italia, per venire giù giù agli editori, ai librai e a chi maneggia libri senza agualcirli? Dia retta a me: meglio è che non ne faccia nulla. Grattugia con grattugia non fa cacio dicono de donnine del popolo