Rassegna storica del Risorgimento

BARBERA GASPERO; BARBERA PIERO; EDITORIA FIRENZE SEC. XIX-XX; F
anno <1988>   pagina <154>
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Gianfranco Tortorelli
effetti Barbèra mantenne nelle-pagine delle Memorie la promessa di fram­mischiare pubblico e privato, analisi della situazione tipografica italiana e descrizione della vita domestica, educazione dei figli e vicende politiche poiché tutti questi avvenimenti risultavano legati dalla grande volontà di emancipazione, facevano parte dei vari stadi indispensabili per salire nei valori sociali. La minuta descrizione degli sforzi, spesso caotici e contra-dittori, compiuti da Barbèra negli anni della sua vita torinese potevano essere raccontati senza reticenze proprio perché le origini familiari e cul­turali erano solo un punto di partenza da cui distaccarsi con tenacia e volontà.
Nato a Torino il 12 gennaio 1818, primo di tredici figli, Gaspero prove­niva da una famiglia di negozianti di stoffe, da vestire piuttosto la gente dei campi che quella di città , e frequentava nel capoluogo piemontese con scarso profitto alcuni anni di scuola pubblica cercando con lezioni private di imparare il francese. Il latino, che studierà per tre anni minacciato sempre dalle percosse di una larga riga che il professore lasciava piom­bare su la palma della mano , con grande vergogna e danno non gli entrerà mai in testa e il giovane Gaspero anche, o forse soprattutto, per le ristrettezze economiche della famiglia decideva di abbandonare la scuola e di entrare come commesso in un negozio di mobili. È il 1833 e il futuro editore si fa subito apprezzare per la grande volontà di lavoro e per l'or­dine delle stanze affidate alle sue cure. L'applicazione dedicata alla calli­grafia durante gli anni di scuola gli tornava ora utile e poteva incomin­ciare e metterla in pratica nel tenere accuratamente i conti o nello scri­vere qualche lettera. Ma soprattutto questo primo lavoro gli consentiva di uscire dal chiuso della famiglia, dove al giovane Gaspero la dimensione della distanza tra le classi sociali suscitava in lui l'orgoglio e la dignità della propria condizione, sottolineando da necessità di dare maggiore impor­tanza al proprio decoro. Sarà forse l'umiliante disparità e l'acuto dolore per il duro confronto con la realtà a fargli descrivere nella biografia questa esperienza come del tutto negativa: tra clienti e commessi che vestivano con eleganza , Barbèra sentiva umilmente di appartenere a parenti se non povera, umili, e che si facevano ancora più umili per un gusto loro speciale di non curare nel vestiario poco più della decenza . Il ritorno a casa dopo aver passato l'intera giornata tra negozianti e signori d'alta condi­zione diventava per il giovane commesso un momento di disagio e di attrito verso una famiglia che affettava dispregio delle convenienze so­ciali : a poco a poco cresce l' antipatìa verso i genitori e le sorelle fino a tramutarsi in avversione . Non a caso Barbèra non ricorderà più nelle Memorie o nelle lettere quegli avvenimenti e quelle figure familiari, e se la sua riservatezza gli impediva forse di parlare liberamente dell'af­fetto materno, si discosterà dal modèllo dei memorialisti toscani quando celerà dietro il suo disprezzo per la rozzezza paterna qualsiasi possibilità di delineare il carattere del genitore.28) Al contrario del figlio Piero, che si
27) G. BARBÈRA, Memorie di un editore, edt., ipp. 7-8.
28) n cosiddetto "mammismo" italiano scrive Scsfcan almen noi senso del­l'affetto dei figla verso la madre, moti trova larga esemplificazione nel aiemottliaUsmo toscano, sempre Un po' riservato su questo punto, per il sospetto che di sublime possa cadere nel