Rassegna storica del Risorgimento
BARBERA GASPERO; BARBERA PIERO; EDITORIA FIRENZE SEC. XIX-XX; F
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1988
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Da Gaspero a Piero Barbèra 159
cosa di importanza estrema nell'Ottocento, di viaggiare rapidamente e di trovarsi comunque al centro delle più recenti novità tipografiche.39)
Con grande acume il giovane editore riuscirà a comprendere i tratti salienti del carattere dei fiorentini e a scorgere i lati positivi che, al di là delle continue critiche e diffidenze, potevano convivere con la sua austera origine piemontese. Proprio nel 1874, mentre stendeva il terzo capitolo delle Memorie dedicate a Firenze, aveva modo di ricordare le parole dell'amico Lorenzo Valerio che, alia partenza per il capoluogo toscano, lo aveva messo in guardia contro il pericolo di perdere quel carattere fermo, comune ai Piemontesi, che era una loro qualità e di snervarsi frequentando i fiorentini. La lunga permanenza a Firenze consentì al contrario a Gaspero di guardare con occhio più severo anche a quelle vicende politiche, soprattutto il passaggio della capitale che spesso con argomenti pretestuosi e campanilistici avevano rinfocolato polemiche e acceso contrasti intorno a interessi non ancora sopiti nella fragile unificazione del regno italiano. Del resto, sottolineava Barbèra, lo stesso carattere dei fiorentini proprio attraverso importanti prove storiche e politiche era mutato e aveva trovato una maggiore integrazione con altre regioni italiane. Tre erano stati a suo giudizio i fattori che maggiormente avevano inciso in questo cambiamento:
1) le guerre di indipendenza e in particolare la nobile prova di Curtatone e Montanara che dai caffè trasse la gioventù sui campi di battaglia ;
2) l'unità d'Italia con il soggiorno di moltti fiorentini a Milano e Torino dove rnilitarono nella milizia e poterono ritemprare il carattere nel contatto con l'Italia superiore; 3) il pagamento delle tasse, che a poterle pagare bisogna lavorare il doppio, con la conseguente riduzione del paras-* sitismo. * Un piemontese che si gloria di appartenere al Piemonte, ma che si vanta a niuno secondo nell'amare la Toscana, come scriveva Barbèra al D'Ancona comunicandogli la decisione di intraprendere da solo l'attività- editoriale e invitandolo a guardare alle sue futture pubblicazioni con occhio lungo , 41> un piemontese che, seppure con qualche perplessità, aveva pensato durante i suoi difficili rapporti con Le Monnier di ritornare nella regione natia, aveva tutte le carte in regola per replicare ai gravi dissapori [...] e alle stizze bizzose de' venuti nella nuova sede del Governo dove si trovava tutto scomodo, tutto brutto, tutto antiquato, nulla di adatto per insediare una capitale . 42> Davanti al chiasso indecente e dannoso , al continuo e inutile polverone, Barbèra aveva scritto una lunga lettera aè'Opiniane invitando i Piemontesi colti ed educati a indagare e a discutere l'origine di questo screzio . Invece del turbinio molesto di voci im-
30) Sui ripetuti inviti rivolti a Barbèra, mai esauditi 'per mancanza di tempo, di recarsi a Imola per rompere anche la solitudine, e sulla, fruttuosa esperienza di Galeatd nella tipografia di Le Mounier dove nacque la sua amicizia con Gaspero cfr. G. TORTORELLI, Per una gloria dell'editoria in Emilia-Romagna, in L'editoria italiana tra Otto e Novecento, cit, pp. 7-33.
40 G. BARBÈRA, Memorie di un editore, cit., p. 39.
41) La lettera al D'Ancona è del 20 aprile 1855 in Lettere di Gaspero Barbèra, !cit p. 221.
42) La lettera all'Opinione è riportata in G. BARBÈRA, Memorie di un editore, cit., pp. 301-303.