Rassegna storica del Risorgimento

BARBERA GASPERO; BARBERA PIERO; EDITORIA FIRENZE SEC. XIX-XX; F
anno <1988>   pagina <163>
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Da Gaspero a Piero Barbèra 163
rigi, permetteva di produrre un migliore risultato, se non poteva fare a meno di nascondere la propria meraviglia davanti agli accordi tra librai e stampatori in merito allo spinoso, ed in Italia irrisolto, problema delle rese, era certamente a Londra che Gaspero guardava con maggiore insi­stenza ed era alle realizzazioni della stampa inglese che si sentiva più vicino. Sebbene i locali delle stamperie londinesi fossero del tutto inadatti per l'im­pianto di una tipografia, ricavati come erano da stanze adibite ad altri usi, e nella loro angustia non contenevano né luce, né altre comodità e fossero certamente inferiori alle stamperie vedute in Germania, Francia e, in alcuni casi, persino in Italia, pure, per Barbèra, quel lavorare un po' all'antica, ma solidamente, con buoni sistemi e solidi principi , l'attenzione prestata a ogni particolare, il gusto britannico per la pulizia dei frontespizi e la composizione degli indici non poteva non piacere a chi aveva fatto della sobrietà una regola del lavoro tipografico.
Questi viaggi frequenti, come abbiamo ricordato, dettero a Gaspero la possibilità di fermare nelle lettere e nei ricordi delle Memorie anche rapide impressioni su Ginevra, che sembrò città francese senza fisionomia pro­pria , su Berlino, la cui bellezza paragonò alla capitale francese, sulla stessa Parigi che ebbe il privilegio di girare, ricavandone una impressione penosa, alcuni giorni dopo la fine sanguinosa della Comune: X) appunti e ricordi che ritorneranno anni dopo nei consigli dati al De Amicis impegnato nella ste­sura del suo volume Olanda*51) L'editore torinese si era reso conto comun­que che 'la migliore disposizione delle tipografie e il valore più alto rag­giunto dall'editoria straniera non era il frutto casuale del loro sviluppo, ma derivava anche dal diverso rapporto tra dipendenti e padroni, dalla dignità e dal decoro degli operai, dal lavoro tenace e continuo. I lavora­tori nelle stamperie scriveva dopo aver visitato Lipsia erano meglio vestiti, meno unti e bisunti dei nostri e parevano ben nutriti; avevano sguardi mansueti, come chi non ha da lottare con le necessità della vita >?>P
50) Nella lettera a Piero dell'8 luglio 1871: Oggi ho girato in carrozza per vedere i monumenti di Parigi danneggiati. Ho veduto cose veramente orribili, e la descrizione dei giornali non è stata esagerata [...]. C'è un malumore represso, che cova, e scoppierà, ne sono certo, presto, se i Prussiani non se ne vanno presto, e se il Governo non si farà forte, energico, previdente [...]. I danni della guerra e le scelleratezze della Comune hanno oltrepassato il peso che un parigino può sopportare. Dico espressamente parigino, perché t provinciali con cui ho parlato mi paiono rassegnati e contriti: Parigi è invece stupefatta e non rassegnata , in Lettere di Gaspero Barbèra, (Ai., p. 75. E ricordando nelle Memorie l'incontro con un ufficiale prussiano in uniforme piccolo, grasso, paffuto. Chi avrebbe pensato allora che apparterrebbe a una schiera di eroi, di quelli cioè che dovevano mostrare tanto valore nelle gueirre del 1866 e del 1870?, p. 242.
51) Nella lettera al De Amicis del 13 agosto 1873, Barbèra dava numerosi consigli aUo scrittore perché non descrivesse solo le città principali, ma anche i paesi incontrati lungo la via, le curiosità, e le caratteristiche, il lavoro svolto dagli italiani e accennasse alla storia del Belgio, in Memorie di un editore, cót., p, 514.
52) jvit p. 245. Sul problema delle tariffe e gli scioperi dei tipografi Gaspero espresse la sua posizione nelle lettere al direttore del Panfulla del 23 aprile 1872, Sulla vita dei tipografi italiani, nonostante la grande quantità di ricordi e descrizioni (cfr. ad esempio S. LANDI, Ragazzo di stamperia, Firenze, Tipografia Landi, 1898) abbiamo pochissimi studi, tra cui M. NEJROTTI, / problemi della salute del lavoratori nella stampa operaia dell'Italia