Rassegna storica del Risorgimento
BARBERA GASPERO; BARBERA PIERO; EDITORIA FIRENZE SEC. XIX-XX; F
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1988
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Gianfranco Tortorelli
Thouar, uomo modesto e virtuoso, bel tipo di scrittore popolare e indipendente di cui aveva un ritratto perfino nella camera da letto, erano quindi tra i suoi scrittori preferiti, quelli che meglio di altri avevano saputo coniugare la capacità di guardare ai problemi generali della nazione con la necessità di divulgare e insegnare, e non Guerrazzi, la cui autobiografia architettata da malizia e da menzogna nonostante il parere contrario di Barbèra era stata data alle stampe da Le Monnier tirato da ingorda mania di far denaro. Le certezze eroiche, la negazione di ogni dubbio, la mancanza di qualsiasi patteggiamento con la realtà, la politica affidata a individui d'eccezione catalizzatori delle aspirazioni della borghesia radical-liberale unite alle scurrili villanie e calunnie lanciate contro Luigi Carlo Farini e i suoi amici, erano per Gaspero l'esatto opposto della missione a cui gli intellettuali, soprattutto lombardi e toscani, erano chiamati dopo la fine del Risorgimento.72* Subito rientrate le poche iniziative editoriali di denuncia, del resto accolte freddamente se non apertamente criticate da molti collaboratori della casa editrice,73) e ancorata la pur cospicua produzione scolastica ai vecchi ideali del purismo e del classicismo, per usare una espressione di Guido Biagi,74) Barbèra finì per sentirsi negli ultimi anni di attività un po' fuori della mischia, superato dagli eventi, incapace di adeguarsi al ritmo convulso della nuova e massiccia pubblicazione di giornali. Ne sono una testimonianza le pagine dell'ultimo capitolo delle Memorie dedicate a un amaro sfogo contro un commercio librario illanguidito e costretto ad assorbire un numero eccessivo di pubblicazioni prive di interesse. I fallimenti di molti librai uniti a una smania di fare l'editore, professione che richiede molti capitali e alla soverchia produzione di carta, fattori concomitanti che Gaspero poneva agli inizi degli anni 1874-1875, erano il rovescio di una medaglia in cui l'ingenuità derivata dall'inesperienza era diventata la stagione degli accorgimenti, delle malizie, dei raggiri, delle venalità . Finita la nobile missione della stampa periodica , legata al Risorgimento e alla spinta di una generazione, si consumava attraverso un cambiamento di linea e un traffico indecoroso di molti giornali, quella scissione tra politica e cultura
72) Le lettere a Luigi Carlo Farini del 24 giugno e d**l 21 ottobre 1851 in Lettere di Gaspero Barbèra, oit., pp. 185 e 191-193. Sudila produzione del Guerrazzi, S. ROMAGNOLI, Francesco Domenico Guerrazzi e il romanzo storico, in Francesco Guerrazzi nella storia politica del Risorgimento, oit., pp.
73) SÌ vedano ad esempio le durissime critiche alla pubblicazione de I misteri del chiostro nelle parole di Giuseppe Rigutini, in Onoranze a Gaspero Barbèra nel ventesimo anno della morte, Firenze, Tipografia dd Salvatore Landi, 1900, p. 15.
74) chi legga le Memorie di un editore del Barbèra o gli Annali barberiani dovrà convenire trattarsi di una produzione scelta si, ma aristocratica, che non sapeva né poteva diffondersi da un capo all'altro delia penisola ed era ancora legata ai vecchi ideali del purismo e del classicismo, in G. BUGI, Passatisti, Firenze, Società editrice La Voce, 1923, pp. 159-160. Sui limiti della produzione scolastica della Barbèra efir. M. RAICICH, / libri per le scuole e gli editori fiorentini del secondo Ottocento', A. LA PENNA, L'editoria fiorentina nella seconda metà dell'Ottocento e la cultura classica in Italia; I. PORCIANI, L'industria dello scolastico, in Editori a Firenze nel secondo Ottocento, cit.