Rassegna storica del Risorgimento
BARBERA GASPERO; BARBERA PIERO; EDITORIA FIRENZE SEC. XIX-XX; F
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Da Gaspero a Piero Barbèra
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così altrimenti legate nella formazione di Barbèra. 7 Pochissimi erano i quotidiani e i settimanali che avevano mantenuto una (propria autonomia, i più di buon grado si erano messi ai servigi e alle voglie degli ambiziosi che pagavano per strombazzare i loro nomi, i loro progetti e soprattutto le loro candidature. Ma la rivoluzione della stampa quotidiana non si fermava a proteggere le chiesuole politiche, prive dell'appoggio di una valida maggioranza, aveva anche inciso e trasformato i tempi e i modi dell'arte tipografica, aveva fatto sorgere nuove figure di lavoratori, aveva instaurato un nuovo e più complesso rapporto tra operaio e padrone. Anche queste novità, tuttavia, erano viste dall'anziano editore come una ennesima riprova che non tutte le trasformazioni avevano rappresentato un miglioramento: si erano avute, ad esempio, delle difficoltà nell'adeguare le macchine per la stampa di giornali alla ridotta tiratura di volumi, e certamente macchinisti e compositori non possedevano più la maestria e la professionalità dei loro predecessori, per non parlare dei violenti conflitti delle maestranze proclive allo sciopero ed a ingrossare il numero dei così detti internazionalisti .
Rimanevano a consolare gli ultimi anni della sua vita la continuità della storia della casa editrice affidata da tempo al figlio maggiore Piero alla cui educazione il padre non aveva risparmiato tempo, consigli e denaro. Non a caso rileggendo le lettere di Gaspero si potrà subito notare come l'unico componente della famiglia sul quale venivano a ricadere le maggiori responsabilità, l'unico valido interlocutore scelto dal padre per essere messo a parte dei complessi problemi della stamperia e della casa editrice, Tunico figlio sui quale fin da piccolo doveva essere riposta ogni speranza perché sapesse guidare l'azienda con polso e duttilità in un momento difficile di trasformazione dell'editoria italiana fosse Piero. Praticamente assente risulta nelle Memorie qualsiasi riferimento agli altri figli, mentre nella raccolta di lettere si richiama una sola volta Luigi, per affidargli, dopo un anno di pratica, la conduzione economica della Barbèra, ma precisando contemporaneamente che a Piero veniva lasciato il compito di scegliere i volumi da stampare, e una sola volta la figlia relegata, in assenza dei genitori, a tenere la casa ordinata e linda senza dover dipendere da persone -mercenarie , sempre pronta a comprendere le ansie e condividere le preoccupazioni del fratello maggiore.76) In questa lenta e progressiva educazione di Piero, Gaspero riassumeva e fondava la sua esperienza di vita con una più larga concezione che ancora una volta trovava negli scritti e nell'esempio di Franklin l'indispensabile bussola. Nell'agosto del 1866, quando Piero era appena dodicenne, regalava al suo maggior figlio e migliore amico il volume delle Operette morali augurandosi nella
75) Queste amare riflessioni sull'editoria non possono essere disgiunte dal mutato quadro politico ed economico della nazione, cosi come secondo ERNESTO RAGIONIERI, la produzione della casa editrice nel decennio di preparazione a Firenze capitale aveva rappresentato un rinnovamento alla linea culturale del Vieusseux, in I moderati toscani e la classe dirìgente italiana negli anni di Firenze capitale, in Politica e amministrazione nella storia dell'Italia Unita, Roma, Editori Riuniti, 1979, p. 144.
76) La lettera a Luigi è del 15 luglio 1869, Il riferimento alila figlia nella lettera dei 19 luglio 1870, in Lettere di Gaspero Barbèra, cit., pp. 64-65 e 69.