Rassegna storica del Risorgimento

DIAMILLA M?LLER DEMETRIO; DIAMILLA M?LLER DEMETRIO OPERE BIBLIO
anno <1988>   pagina <444>
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444 Luigi Fallani - Lucia Milana
lettere d'affari. In quegli anni Diamilla Moller era a Firenze, nella nuova capitale che cercava febbrilmente di adeguare le proprie strutture al ruolo che era chiamata a rivestire.
In quel periodo Ubaldino Peruzzi, prima in qualità di consigliere co­munale, poi come facente funzioni di sindaco, si occupò personalmente dei rapporti fra il Municipio e le varie banche, società e imprese di opere pubbliche e a lui si rivolse più volte il Muller, sia in veste di ingegnere aveva in progetto la costruzione di fabbricati destinati ad uso degli operai, fuori Porta la Croce (l'odierna Piazza Beccaria) di cui realizzò un esemplare54 sia come mediatore o incaricato di affari: si servi di lui, fra l'altro, il marchese Camillo Incisa, amministratore delegato e Di­rettore generale della Società per la vendita dei Beni demaniali del Re­gno d'Italia.55)
Inoltre si rivolsero a lui, per essere introdotti presso il Peruzzi, al­cuni rappresentanti di grandi istituti di credito stranieri che, conoscendo la sempre più precaria situazione economica del Municipio fiorentino schiac­ciato dai debiti che i grandi lavori di trasformazione edilizia avevano com­portato, avanzarono proposte di prestito.
Nel gennaio del 1870 fu il sig. Jules Favereau, agente del banchiere parigino Fould, a usufruire dei buoni uffici del nostro ingegnere, mentre nell'aprile dello stesso anno, questi presentò al Peruzzi alcuni inviati della Société Generale e del Crédit Lyonnais che avanzarono anch'essi le loro proposte. Le trattative protrattesi fino a maggio, furono poi interrotte per disaccordi sorti sugli interessi che il Comune di Firenze avrebbe dovuto corrispondere a quel consorzio bancario.56)
Otto anni dopo, il problema era ancora di scottante attualità: il Diamilla Muller seguiva con apprensione la sempre più precaria situazione finanziaria del Comune che stava sprofondando nella gravissima crisi che lo avrebbe portato al fallimento; ed al Peruzzi, nella sua veste di sindaco, volle dare un suggerimento, spregiudicato per quei tempi, ispiratogli forse dalle non troppo remote traversie economiche del Principato di Monaco,57) un'idea scaturita da una conversazione col gestore di un Casinò azienda poco morale se vuoisi ma lucrosissima. Nel biglietto n. 37, datato 23 marzo 1878, si legge;
*) Cit.: B.N.C.F., Carte U. Peruzzi, Cass. XX, 1, n. 6, n. 7, n. 8, n. 9, Lettere di Diamilla Muller, del 6 e del 20 giugno e del 16 e del 18 settembre 1868, da Firenze, a Ubaldino Peruzzi.
S) Pare che il marchese Incisa fosse a capo di una società di illuminazione pubblica a gas che intendeva subentrare a quella che allora la gestiva. Cfr.: B.N.C.F., Carte 11. Peruzzi, Cass. XX, 1, n. 12, n. 13, n. 16, Lettere di D. Diamilla Muller, dell'i 1 e del 20 ottobre 1869 e del 20 aprile 1870, da Firenze, a Ubaldino Peruzzi.
59 Cfr.: Jf.B. BouviBR, Le crédit lyonnais de 1863 à 1882, Paris, S.E.V.P.E.N., 1961, tome II, p. 537 n.
57} Il Casinò di Montecarlo sorse a causa delle dissestate finanze dei principi Grimaldi di Monaco nel secolo scorso. L'istituzione di quella Casa da gioco fu così provvidenziale per le sorti di quel Principato che nel 1869 il principe Carlo III potè addirittura esonerare i suoi sudditi dal pagamento delle imposte dirette, Cfr*: A. ALBERTI - D. Cossu, Breve storia dell'azzardo nelle Case da Giuoco, Sanremo, Comune, 1971, p. 14,