Rassegna storica del Risorgimento

BRIGANTAGGIO; LEGITTIMISMO EUROPEO 1860-1864
anno <1988>   pagina <501>
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Libri e periodici 501
fa parte di quella generazione che, nata alla fine degli anni trenta del XIX secolo, vivrà, da protagonista, la fase finale del riscatto nazionale italiano e le vicende politico-sociali che sconvolgeranno il nostro paese fino allo scoppio della Grande Guerra. È un intellettuale-militante che, partendo da posizioni mazziniane, approderà al socialismo, pur non rinne­gando mai la propria base di partenza . Fra mazzinianesimo e socialismo dirà infatti Gnocchi-Viani non c'è contraddizione; c'è un rapporto evolutivo. L'ambiente dell'uno è simile, se non eguale, all'ambiente dell'altro, perché è tutto ambiente creato dalla questione sociale moderna .
Da questo concetto, in sostanza, l'A. svolge la sua analisi partendo dalla conside­razione complessiva delle ripercussioni che ebbe sul movimento mazziniano l'esperienza della Comune di Parigi per arrivare alla conclusione che l'esame degli interventi di Gnocchi-Viani [...] rivela proprio la sua ferma volontà di scongiurare il rischio di uno stallo del movimento mazziniano su formule personalistiche che avrebbero comportato lo sclerotizzarsi nella fedeltà a una specie di dogmatismo, o fideismo, restìo a qualunque salutare confronto o, peggio, l'irrigidirsi nella sterile difesa di schemi e postulati che le circostanze rendevano sempre più fragili e caduche (p. 22). Intanto, pochi anni prima, il 3 ottobre 1863, Gnocchi-Viani comincia, a ventisei anni, la sua carriera di giornalista, pubblicando sul Dovere il Girolamo Savonarola, primo pezzo di una lunga serie (in tutto ventiquattro fino al dicembre del '64) di argomento storico. È uno Gnocchi-Viani profon­damente immerso in quell'ambiente genovese cosi pieno di fermenti e stimoli politico-sociali. La sua consacrazione a giornalista avverrà nel marzo del 1865: al prezzo di lire 2, i suoi articoli appaiono riuniti in un unico volume in cui il giovane Osvaldo ritiene che la storia vada interrogata perché fornisca determinate risposte (p. 35). L'analisi dell'attività giornalistica è molto importante perché lungi dal rappresentare una esecitazione letteraria erudita ma fine a se stessa, diventa lo strumento essenziale con cui pone, su basi positive, comprovate e quindi incontrovertibili, la propria filosofìa sociale (p. 44).
Un altro maestro, che inciderà profondamente sul Nostro, è Ferrari. La lettura di questi, infatti, lo porterà verso quella sinistra mazziniana aperta ad influenze socialiste: interpretare la realtà politica in termini non istituzionali, ma sempre popolari e sociali: ecco gli elementi che rivelano la presenza della componente ferrariana nel pensiero di Gnocchi-Viani (p. 45).
Nemmeno poi tanto lentamente comincia il distacco di Gnocchi-Viani dal mazzinia­nesimo. Infatti, il suo socialismo assumeva sempre più i contorni di un'ideologia che, pur senza individuare nella lotta fra le classi il metodo che avrebbe condotto a un rovesciamento dell'assetto socio-politico ed economico del paese (e quindi al superamento delle sue contraddizioni e all'emancipazione dei ceti più miseri della società civile), prendeva atto dell'esistenza di un profondo conflitto che separava irrimediabilmente i proletari dai capitalisti: un conflitto ineliminabile, secondo Gnocchi-Viani, finché le parti contrapposte avessero continuato a lottare su piani diseguali, con sproporzione di mezzi e di forze. Perché mentre le classi diseredate, gli oppressi, avevano a loro sostegno solo la carica rivoluzionaria, l'aggressività, la volontà di cambiare che derivavano loro dalla disperazione e dalla miseria, le classi possidenti, gli oppressori, trovavano, invece, schierate in loro difesa, perché gelose custodi della vigente distribuzione della proprietà, niente meno che le forze governative. Questa è l'intuizione che, fin dal 1868, porta Gnocchi-Viani ad allontanarsi irrimediabilmente dalla democrazia mazziniana (pp. 51-52).
Molto interessante è anche l'analisi della Angelini dei rapporti fra Gnocchi-Viani e il socialismo scientifico marx-engelsiano. Tanto per cominciare, i due giudizi che dà: Engels è un sapiente collaboratore del marxismo , Marx è un autoritario per studi e fors'anco per indole di razza . Ma la realtà, al di là dei giudizi personali, è che
BRIGUGLIO (// parlilo operato Italiano e gli anarchici, Roma, Ed. di Storia e Letteratura, 1969; Congressi socialisti e tradizione operaista {1892-1904), Padova, Antoniana, 1972; lo tesso Briguglio ha inoltre curato 1 Ricordi di un internazionalista, di Osvaldo Gnocchi-Viani, per i tipi dell'Antoniana di Padova nel 1974).