Rassegna storica del Risorgimento

BRIGANTAGGIO; LEGITTIMISMO EUROPEO 1860-1864
anno <1988>   pagina <504>
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Libri e periodici
poi, esaminati in due lavori più circostanziati, quello di J. M. Mayeur (Legittimità e consenso in Francia agli inizi della Terza Repubblica) e quello di H. J. Hanham (Tra l'individuo e lo Stato).
Con la terza parte (Le riforme elettorali ed i loro esiti), il libro affronta alcuni dei nodi che caratterizzarono il periodo. Senza voler nulla togliere ai validi contributi di A. Wandruszka (Le riforme elettorali e i loro esiti. Uno sguardo introduttivo), di J.P. Dunbabin {Le riforme elettorali e le loro conseguenze nel Regno Unito. 1865-1895), di O. Rude ile (// suffragio universale e il consolidamento delle libertà politiche in Francia), ci soffermeremo sul saggio di R. Romanelli, che più da vicino ci riguarda, dal titolo Alla ricerca di un corpo elettorale. La riforma del 1882 in Italia e il problema dell'allarga­mento del suffragio. Negli anni successivi all'unificazione sostiene Romanelli si fronteggiarono due differenti strategie, che avevano entrambe come obiettivo il miglior radicamento delle istituzioni. La Destra storica riponeva le sue speranze sulle capacità di direzione sociale e di mediazione paternalistica del ceto borghese-agrario. La Sinistra puntava sulle virtù mobilitanti dei processi di modernizzazione e sulla crescita di una società urbana laica e produttiva. Scandalosa, tuttavia, almeno nei primi tempi, non era tanto la ristrettezza del corpo elettorale (il famoso 2 della popolazione), quanto l'apatia che teneva lontana dalle urne una buona metà dei già scarsi elettori. Perciò, nel quindicennio 1860-1875, la Destra si dedicò soprattutto a fare gli Italiani ed a costruire lo Stato . La riforma elettorale divenne, invece, un party simbol della Sinistra, capace di aggregare il partito e di distinguerlo immediatamente dai moderati. Emblema di un rafforzamento delle istituzioni, l'allargamento del suffragio era presentato come alternativa ideale al sistema fondato sul censo e, insieme, come una sua evoluzione inevitabile, se si volevano seguire i processi oggettivi in atto nella società. Com'è noto, la novità della riforma del 1882 furono la parziale sostituzione del criterio censitario con quello dell'istruzione, la riduzione dell'età per essere ammessi al voto, l'introduzione dello scrutinio di lista. Romanelli rileva come un tratto peculiare della legge elettorale italiana del 1882 a confronto. con le altre del tempo è che a garantire quel tanto di educazione civile da richiedersi al eitoyen actif sia il diploma scolastico (p. 197). Dato che formalmente andare a scuola era obbligatorio, collegando il voto all'istruzione la legge avrebbe concesso un suffragio universale potenziale. Senonché, a causa delle condizioni della scolarità in quell'epoca, finiva con Tessere ammesso al voto non il popolo , ma una minoranza urbana oltretutto distribuita in modo estremamente disomogeneo (si riproponevano cioè le solite divisioni tra Nord e Sud): tantoché si dovette introdurre una norma transitoria che avrebbe consentito l'esercizio del diritto di voto a chi fosse stato in grado di presentare domanda autografa presso un notaio. Romanelli tende, anzi, a sfatare anche l'immagine di un corpo elettorale in continua, fisiologica espansione. Infatti le sue dimensioni non crebbero dopo il 1882: L'aumento di circa un terzo da registrare tra il 1882 ed il 1892 è da attribuire quasi per intero alla larga tolleranza usata in molte zone per le iscrizioni su domanda autografa: una drastica revisione delle liste promossa da Francesco Crispì [...] riportò l'elettorato alle dimensioni di dieci anni avanti, e solo nel 1909 [...] gli elettori sarebbero tornati a sfiorare la cifra del 1892 (p. 205). Il 1882 è anche l'anno dell'abolizione dello scrutinio di lista. Voluto per sradicare i rapporti clientelari esaltati, secondo ì democratici, dal sistema uninominale, lo scrutinio di lista si era rivelato assolutamente inidoneo alle condi­zioni della vita pubblica del tempo. Mancando partiti a base permanente, non era possibile predeterminare liste omogenee di candidati. Cosi il nuovo sistema, anziché favorire, com'era nelle intenzioni, forme d'associazione degli interessi più moderne, aveva contribuito alla creazione di grandi carrozzoni fondati su accordi tra notabili appartenenti a campi diversi.
Appunto sul fenomeno del trasformismo si incentra il saggio di Paolo Poni beni (Trasformismo e questione del partito), che insieme al contributo di R. Remond (Stato e partito in Francia) costituisce la parte del volume intitolata L'affermazione dei partiti* Pombeni propone una lettura al di fuori dei moralismi di maniera (anche se non nuova) di quello che viene comunemente considerato il vizio d'origine della vita politica italiana. Il trasformismo nascerebbe, dunque, in seguito alla consapevolezza di un attacco dall'esterno al costituzionalismo (portato dalla reazione clericale e dal sovversivismo operaio).