Rassegna storica del Risorgimento
BRIGANTAGGIO; LEGITTIMISMO EUROPEO 1860-1864
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1988
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505
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Libri e periodici
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Per fronteggiarlo era necessaria l'unità della classe politica che aveva realizzato lo Stato borghese. La percezione del pericolo, insomma, avrebbe aperto la strada a quella trasformazione dei partiti degenerata successivamente nei fenomeni di malcostume dei trasformismo. Depretis fonderà la sua esplicita offerta di unificazione dei gruppi parlamentari sull'intuizione della sostanziale base unitaria della classe politica liberale. A riprova della validità di questa ipotesi, Pombeni cita il coso dell'opposizione pentorchica ai governi depretisianì. Nei contrasto tra le due tendenze, l'autore non vede altro che ravvilupparsi inutile delle componenti del liberalismo italiano alla ricerca di una distinzione di natura ideologica (p. 227), che in realtà non poteva sussìstere, per giustificare l'instaurazione di un modello bipartitico all'inglese . Dal 1878, non esistevano più partiti politici, ma solo uomini politici. Essi, rimasti autonomi o riuniti in gruppo, non sempre seppero allearsi o collaborare. Tuttavia, una volta superate le rivalità personali, non vi era nella classe politica liberale alcune frattura di partito. Pombeni sottolinea, a tale proposito, la fragilità dell'impostazione programmatica di Crispi. In questo quadro, quindi, non stupisce la confluenza della pentarchia nell'ultimo ministero Depretis. Interessante diviene, piuttosto, il raffronto con quanto nel frattempo accadeva in Gran Bretagna ed in Francia. Esso consente di delineare con ancor maggiore evidenza il carattere di sistema politico bloccato assunto dal modello italiano nel ventennio 1870-1890. Il nostro liberalismo si ridusse ad esercitare unicamente il gioco della contrattazione del voto di maggioranza nei riguardi dei leaders del momento. Un vero dinamismo nella situazione avrebbe potuto essere introdotto solo da una coraggiosa operazione che portasse alla nascita di partiti fortemente collegati alla società civile. Ciò avrebbe comportato, però, un'apertura a clericali e socialisti, cioè alle forze che tutto il ceto politico liberale sentiva come costituzionalmente alternative al proprio progetto. Dal rifiuto della via inglese (accettazione della nuova organizzazione politica fondata sui partiti, elezioni su pochi e grandi punti di scontro imposti all'opinione pubblica come cosciente bandiera dietro cui schierarsi per una legislatura) e della via francese (sotto la drammatizzazione del conflitto costituzionale tra repubblicani e monarchico-clericali, inglobamento di fatto delle opposizioni nel gioco del compromesso parlamentare) nasceva la paralisi italiana.
Gli ultimi contributi, riguardano il tema dell'opinione pubblica. R. Huard, in Opinione pubblica, suffragio e democrazia in Europa, sostiene che la nozione di età dell'opinione pubblica può servire a caratterizzare l'Europa degli anni 1870-1890. Quest'epoca precede quella del suffragio universale, della sovranità del numero, del predominio dei partiti. L'importanza dell'opinione pubblica, insomma, costituirebbe il fenomeno caratteristico di un periodo in cui la politica diventa competenza di una parte più vasta della popolazione, ma non la coinvolge ancora interamente. Essa è espressa, quindi, da interpreti che saranno, nella maggioranza dei casi, parlamentari, giornalisti, intellettuali. La comparsa dell'idea stessa di opinione pubblica deriva dalla concezione politica liberale. Il cittadino deve vigilare sull'attività dei governanti, se vuole preservare la sua libertà personale. Lo scambio di idee fra i cittadini permette alla riflessione di divenire collettiva, anche attraverso la libertà di stampa. L'opinione pubblica cosi formata ha il compito non solo di controllare il potere, ma di trasformarsi in forza conduttrice dell'azione di governo. Huard propone una tipologia di Stati europei prendendo come criterio di differenziazione appunto l'influenza dell'opinione pubblica. In una prima categoria riunisce, dunque, quei paesi in cui essa, tra il 1870 ed il 1890, è solo in formazione o dove, anche se esiste, ha un peso molto debole. questo il caso della Russia e deli'Austria-Ungheria. L'importanza della popolazione rurale ed il potere dell'aristocrazia fondiaria, l'influenza determinante della Chiesa, la persistenza di tassi elevati di analfabetismo frenano in modo decisivo lo slancio della partecipazione. Ad un secondo gruppo appartengono Danimarca, Svezia, Italia, Spagna, Portogallo. Qui si riscontra l'esistenza di un regime parlamentare, associato ad un suffragio censitario in via di allargamento. Ma sia per le intromissioni monarchiche e le pressioni di poteri tradizionali, sia a causa dell'arretratezza di larghe fasce della popolazione, l'opinione pubblica finirebbe, secondo Huard, per contare piuttosto poco. In Gran Bretagna, Paesi Bassi, Belgio, Francia, nel quadro di un regime parlamentare di carattere liberale la pressione dell'opinione pubblica, invece, risulterebbe determinante, favorita dal realismo della classe dirigente.