Rassegna storica del Risorgimento
BRIGANTAGGIO; LEGITTIMISMO EUROPEO 1860-1864
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1988
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Libri e periodici
Luigi Capello. Un militare nella storia d'Italia. Atti del Convegno di Cuneo, 34 aprile 1987, a cura di ALDO A. MOLA; Cuneo, L'Arciere, 1987, in 8, pp. 259. L. 27.000.
Il 3 e 4 aprile 1987 si è tenuto a Cuneo un Convegno dedicato allo studio del soldato Luigi Capello (come amava autodefinirsi), ufficiale dell'esercito italiano che ha avuto la sventura di vedere troppo spesso associato il proprio nome esclusivamente alla disfatta di Caporetto. Con il presente volume, che raccoglie gli Atti delle due intense giornate di studi, si è cercato di contribuire a rimuovere questa erronea convinzione, tentando di collocare questo poliedrico ed affascinante personaggio nel ruolo che gli compete, quello, cioè, di valido e leale ufficiale e di sincero patriota, chiarendo inoltre in maniera definitiva ed inequivocabile le reali motivazioni della sua adesione alla Massoneria, avvenuta il 15 aprile 1910 nella loggia Fides di Torino.
Particolarmente interessante è la descrizione di Capello fatta da Antonio Piromalli nella sua relazione (Luigi Capello memorialista, pp. 53-72): Il ruolo di intellettuale di Luigi Capello è caratterizzato dalla pedagogia e dalla psicologia, da un magistero che ha le sue prime connotazioni ideologiche nel sentimento del dovere della generazione post-risorgimentale. In esso si congiungono la concretezza positivistica, il lievito mazziniano, il socialismo, l'educazione massonica (p. 53); definizione perfettamente calzante, integrabile del resto con quella fornitaci dalla figlia Laura, che definisce il padre democratico d'elezione, ma generale per istinto (p. 59). Due le caratteristiche principali di Capello scrittore, poste in evidenza nello studio di Piromalli: la funzione pedagogica dei suoi scritti, di chiara derivazione illuministica, per quel che concerne il contenuto, e l'aneddotica ironia nella forma. Lungi dal ricercare scuse o pretesti, Capello nelle memorie scritte in difesa delle imputazioni mossegli dopo la disfatta di Caporetto (La 2 armata e gli avvenimenti dell'Ottobre 1917,*) Per la verità e Note di guerra) offre di sé un'immagine nel complesso obiettiva e reale, confutando con orgoglio e meticolosità le accuse, spingendosi fino ad un'aspra critica delle gerarchie militari e della classe politica allora al potere.
Oggetto dello studio di Anna Maria Isastia è l'analisi del rapporto tra le forze volontarie e quelle regolari nel Risorgimento <pp. 73-84), rapporto difficile, caratterizzato da un continuo alternarsi di confluenza ed opposizione, collaborazione ed aperta ostilità, fermo restando il comune fine ultimo di lotta per l'indipendenza nazionale. Grandi com'è noto furono le speranze e le illusioni suscitate dall'eco delle imprese garibaldine nell'Europa centro-orientale e molti furono i volontari stranieri che combatterono agli ordini del generale in Italia con il proposito di trasferire in seguito nella loro patria l'esperienza acquisita. Numerose furono poi le spedizioni garibaldine all'estero, alcune dirette dallo stesso Garibaldi, altre dai figli Menotti e Ricciotti. Ancora alla vigilia del primo conflitto mondiale fu ventilata l'ipotesi di costituire un Corpo garibaldino contro l'Austria (p. 82) che avrebbe dovuto agire riprendendo un vecchio progetto analogo mai realizzato attraverso uno sbarco stille coste dalmate ed istriane. Non se ne fece nulla, ma ciò non segnò affatto la fine del volontarismo garibaldino, in quanto vale forse la pena ricordarlo molte furono le formazioni partigiane che (tutt'altro che casualmente) combatterono in Italia ed all'estero nel corso della seconda guerra mondiale sotto il nome di Garibaldi.
Focalizzata prevalentemente sullo studio della partecipazione, del generale Capello alla Grande Guerra è la relazione di Pierluigi Bertinaria (pp. 123-144), capo dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, che dimostra non soltanto l'estraneità dell'ufficiale piemontese alle accuse mossegli, ma anche il palese tentativo portato avanti dai politici dell'epoca di addossare tutte le colpe della disfatta esclusivamente sui militari. Caratterial-mente, Capello fu accusato dai suoi detrattori di essere eccessivamente duro ed esigente e di ambizione smodata, ma è noto si tratta di giudizi successivi alla sua caduta in disgrazia; egli fu indubbiamente un uomo intelligente, attivissimo e, quel che più conta, estremamente preparato professionalmente, come si evince chiaramente dalla lettura delle sue numerose pubblicazioni. Sicuramente fu ambizioso, e questa ambizione parve ad un
') Pubblicalo solo a distanza di quasi cinquanta anni da Renzo De Felice, con il titolo Caporetto, perché?, Torino, Einaudi, 1967.
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