Rassegna storica del Risorgimento

BRIGANTAGGIO; LEGITTIMISMO EUROPEO 1860-1864
anno <1988>   pagina <510>
immagine non disponibile

510
Libri e periodici
certo momento della sua carriera costargli assai cara: egli venne, infatti, trasferito, nel 1893, da Napoli a Cuneo per aver scritto alcuni articoli per il Corriere dì Napoli in cui criticava l'impostazione difensivistica dell'esercito italiano e sosteneva la necessità dell'offensiva e dello spirito d'iniziativa. Allo scoppio della prima guerra mondiale il generale Capello non venne impiegato subito, ma assunse il comando del VI Corpo d'Armata di fronte a Gorizia solo il 28 settembre 1915. Il 1 giugno 1917 passò alla H Armata, preposta al presidio del fronte da Plezzo a Gorizia. Bertinaria sorvola volutamente sugli aspetti tecnici della battaglia di Caporetto (del resto da lui già esaminati in altra sede),2) soffermando la sua attenzione sulla presunta responsabilità dell'ufficiale piemontese; l'esito disastroso di quella funesta giornata dell'ottobre 1917 fu in parte condizionato da due eventi del tutto casuali: l'indisponibilità fisica di Capello, che ne condizionò l'efficienza, e l'assenza di Cadorna dal Comando per quindici giorni. Due eventi casuali che nulla tolgono, però, agli errori ed alle manchevolezze strategiche che indubbiamente vi furono, ma che sottolinea Bertinaria non sono tutte imputabili a Capello ed agli altri coman­danti dell'esercito italiano. Le accuse della Commissione d'inchiesta non furono in seguito sufficientemente motivate e documentate, lasciando cosi trasparire l'evidente volontà di trovare un capro espiatorio da dare in pasto all'opinione pubblica.
Con il suo studio Luigi* Capello: un generale massone dinanzi al fascismo (pp. 145-242), Aldo A. Mola chiarisce che l'adesione di Capello alla Massoneria (di cui egli non fece mai mistero, neanche nei momenti più. critici e pericolosi) non fu motivata dalla ricerca di protezioni od agevolazioni per una rapida e brillante carriera, com'è stato ventilato: Capello entrò in loggia già con il grado di maggior generale, riuscendo ad ascendere in appena cinque anni al 33 grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, il corpo più glorioso della Massoneria italiana (p. 146). Mola affronta quindi il problema dei rapporti tra l'ufficiale ed il fascismo, premettendo che nella prima fase il generale non ne colse la vera natura: egli vi aderì attratto dalla prospettiva rivoluzionaria, così come molti altri, massoni e non. Ma già nel 1923 il Gran Consiglio del fascismo dichiarò incompatibili l'iscrizione al PNF e l'appartenenza alla Massoneria, preludio di quella legge contro le Associazioni segrete che fu varata nel maggio del 1925. Di fronte a questa situazione Capello prese apertamente posizione per la Massoneria e, forse anche per questo suo atto, egli fu di lì a poco accusato di aver preso parte al complotto massonico ordito per attentare alla vita di Mussolini (novembre 1925) e condannato, nel 1927, a trenta anni di reclusione, tre di sorveglianza speciale ed all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di insurrezione e tentato omicidio. Corposa l'appendice pubblicata da Mola, in cui sono contenute alcune lettere a Capello di Ardengo Soffici, Ernesto Nathan, Dino Alfieri, Gino Bandini, Filippo Tommaso Marinetti, Giuseppe Streri; lettere ed ordini del giorno di Capello durante la Grande Guerra; lettere di Capello a Marcello Soleri; articoli di Capello sul fascismo e documenti su Capello e il fascismo (pp. 209-242).
I lavori del Convegno non si sono però limitati unicamente all'analisi storica della figura di Capello e dell'ambiente militare, che lo vide protagonista di primo piano, ma, in alcune relazioni, sono stati affrontati anche altri interessanti temi; vale la pena ricordare i contributi su cui, per ovvi limiti di spazio, non è stato possibile soffermare la nostra attenzione: Elvio Viano, Cuneo e Luigi Capello', un robusto legame (pp. 7-10); Oreste Bovio, Un illustre concittadino di Luigi Capello: il gen. Fiorenzo Bava Beccaris (pp. 1347); Vera Comoli Mandracci, Opere militari e urbanistica in Pietnonte tra Sei e Ottocento (pp. 19-24); Giovanni Maria Lupo, Le attrezzature militari e la costruzione della città nell'Ottocento: Torme e Cuneo (pp. 27-33); Giovanni Tesio, Letteratura e Forze Armate tra Otto e Novecento (pp. 35-52); Giancarlo Bergami, Illuminismo, anticlericalismo e masso­nerìa nel pensiero di Antonio Gramsci (pp. 85-107); Giuseppe Fulcheri, Per la storia militare del Piemonte: da Galliano a Capello (pp. 1.1.1-112); Renato Franco, Stile militare e società civile nel Cuneese tra Otto e Novecento (pp. 113-121); Armando Corona, Capello massone (pp. 243-251).
Con questo volume si è dunque cercato di offrire una nuova immagine di Capello
S p. BBRTINARIA, Caporetto, in Rivista Militare, 1984, n. 2, pp. 87-100.