Rassegna storica del Risorgimento
RIVOLUZIONE FRANCESE; STORIOGRAFIA ITALIA
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1989
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pagina
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Storiografia italiana e rivoluzione francese 7
mone. Al Blanch dei molteplici Scritti storici, poi, le proiezioni positive dell'operato rivoluzionario nella penisola apparivano essere solo parzialmente verificabili data la più generale crisi culturale, istituzionale e sociale in cui versava l'Italia, crisi che rendeva quanto meno problematico il loro recepimento, mentre gli eccessi, le violenze ed il Terrore che ne avevano costellato il cammino in Francia sembravano politicamente, ancor prima che moralmente, non giustificabili. Al Balbo, infine, del Sommario e dei Pensieri la positività della rivoluzione appariva contraddetta e dagli strumenti politici adottati e dagli obiettivi radicali prefigurati ai danni di quel governo rappresentativo monarchico che solo poteva garantire la stabilità politica degli Stati, come, in fondo, il costituzionalismo della Restaurazione pareva dimostrare nella stessa Francia che pure aveva vissuto e sofferto dell'esperienza rivoluzionaria e che aveva avuto non pochi teorici di quel tipo di reggimento politico fino al Guizot dell'Histoire da tutti giustamente celebrata.
Il Botta, il Blanch ed il Balbo, dunque, pur professando idee piuttosto diverse non potevano affiancarsi a quanti avrebbero giudicato positivamente l'esperienza franco-rivoluzionaria perché la loro visione era dominata da preoccupazioni più o meno intensamente intrise o di conservatorismo monarchico o di moderatismo, preoccupazioni, invece, assenti nel pensiero democratico o liberale più avanzato della Restaurazione o degli anni ad essa successivi durante i quali, nell'opacità statica del clima politico, taluni potevano vagheggiare un recupero delle finalità e dei metodi caratterizzanti la fase cruciale della rivoluzione, interpretata naturalmente in funzione delle esigenze e delle aspettative dell'ala marciante del patriottismo italiano più aperto.
Gli esponenti di questa tendenza, peraltro non troppo diffusa in quel momento, e la mente corre al Salfi, all'Angeloni, al Bianco di Saint Jorioz, affermavano piuttosto chiaramente l'esistenza di un nesso puntuale e preciso tra la rivoluzione di Francia e l'avvio del processo risorgimentale, negando, quindi, quel rapporto tra riforme dei principi e movimento nazionale italiano in senso indipendentistico caro ai moderati ed addirittura giungevano ad individuare, come nel caso del Buonarroti e di qualche altro antesignano di un pensiero socialista piuttosto utopistico, nell'esperienza del giacobinismo francese, stroncata col 10 termidoro, l'avvio di un processo destinato a favorire anche in Italia una rivoluzione popolare di contenuto democratico e radicale.
Discorso questo che aveva il merito essenziale di collegare la vicenda dell'Italia risorgimentale a quella franco-rivoluzionaria almeno nel suo momento genetico facendo di questa, per la sua eccezionale valenza politica e per la sua formidabile rilevanza, il detonatore del risveglio della nazione ed anche, talvolta, però con un po' di fantasia, della presa di coscienza e del moto di ascesa delle classi subalterne alla cui consapevolezza politica ed alla cui effettiva capacità di azione si faceva probabilmente troppo credito. Discorso che nella prosa di Mazzini si andrà sfumando ed insieme arricchendo di contenuti etico-politici e programmatici di carattere più generale, collocando la rivoluzione storicamente e, quindi, mostrandola