Rassegna storica del Risorgimento

RIVOLUZIONE FRANCESE; STORIOGRAFIA ITALIA
anno <1989>   pagina <8>
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Carlo Ghisalberti
da un lato come la premessa di eventi destinati a compiersi successiva­mente in. Italia ed in Europa, dall'altro come un evento superato e circoscritto nei contenuti pur nella ampiezza delle sue conseguenze.
Il rapporto, comunque, tra rivoluzione francese e Risorgimento appa­riva vieppiù innegabile e non solo a quanti, di formazione democratica o mazziniana, erano destinati ad apparire gli antesignani o addirittura gli esponenti del partito d'azione, fisso nel recupero delle idee di repubblica, di costituente, di unità e di indivisibilità della penisola da erigersi a Stato nazionale, di centralizzazione del potere di inarca giacobina nelle sue caratteristiche, ma anche ad un gruppo ben preciso di politici, nutriti di altre idealità e sorretti da una differente e ben altrimenti matura visione della realtà risorgimentale e delle prospettive del paese. Alludiamo agli hegeliani napoletani ai quali le vicende della Francia moderna, a cavallo dei secoli diciottesimo e diciannovesimo, apparivano di estremo interesse non soltanto per la verifica di quei concetti di evoluzione e di svolgimento che soli possono consentire storicisticamente di interpretare una realtà storica complessa, ma anche, e forse soprattutto, per la lezione che dalle cose francesi appariva ricavabile per il Risorgimento italiano e che si traduceva nell'apprezzamento e nell'esaltazione delle soluzioni gradua­listiche, fondate sulla conoscenza e sulla riflessione delle circostanze poli­tiche e sul rifiuto, invece, di quelle ipotesi estremiste destinate a suscitare contrarie reazioni ed a provocare insuccessi e rovine.
La consapevolezza che lo Spaventa e il De Meis andarono progressi­vamente acquisendo della storia di Francia e la loro ricorrente e sempre più approfondita meditazione sulle circostanze nelle quali venne a maturare ed a svilupparsi la grande rivoluzione, fu la premessa del loro approccio, moderato e liberale insieme, alla realtà italiana e rappresenta tuttora la chiave interpretativa del loro pensiero e della loro azione politica nel contesto risorgimentale. La comprensione della rivoluzione, ormai svelata nella sua realtà immanente da uno storico del livello di Michelet, od interpretata nelle sue realizzazioni finali nella visione storicizzante di un Tocqueville od anche demitizzata nei suoi obiettivi finali da un Quinet, questi ultimi tesi a dimostrare come il processo storico avrebbe comunque portato al risultato conseguito anche senza la frattura formale col passato, restava quindi alla base del pensiero politico ed insieme storico degli hege­liani italiani* Questi inoltre vi ricavano un consolidamento della loro idea di nazione rapportandola alla concezione allora elaborata in Francia ed insieme un perfezionamento della loro immagine e del loro concetto di Stato, altrimenti destinati a restare nella nebulosa filosofica, privi, cioè, di con­cretezza e di valenza storica. Anche per personaggi di formazione del tutto diversa, quindi, appariva valida l'affermazione di Giuseppe Ferrari secondo il quale la rivoluzione aveva mutato il senso della storia d'Italia.
Ma erano ormai gli anni del compimento del Risorgimento, del tempo, cioè, della realizzazione dell'unità e della creazione dello Stato liberale nella penisola. Il parallelo, quindi, tra lo svolgimento del processo che aveva portato l'Italia a questa realizzazione e la dinamica che aveva, invece, caratterizzato la rivoluzione francese doveva nascere spontaneo in