Rassegna storica del Risorgimento
RIVOLUZIONE FRANCESE; STORIOGRAFIA ITALIA
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1989
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11
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Storiografia italiana e rivoluzione francese 11
da argomenti politici di estrema attualità, come era naturale dato il clima politico maturatosi nel post-Risorgimento.
Già il bonapartismo era stato oggetto di aspre critiche e di dure polemiche da parte di coloro che tendevano ad individuare nel comportamento di Napoleone HI, nel suo spregiudicato e disinvolto appoggio prima e nel rapido abbandono poi della speranza italiana, una costante di quell'imperialismo francese che aveva avuto la sua sanzione nelle vicende del 2 dicembre 1851 ed il suo modello primigenio nel fatto del 18 brumaio anno Vili. Nella condanna del bonapartismo di Napoleone III si univano il dolore e le delusioni per Villafranca e per Mentana allo sdegno per il soffocamento della II Repubblica e per lo spazio accordato alla conservazione clericale ultramontana ed all'intransigentismo cattolico, ostacoli alla realizzazione delle attese italiane su Roma. E questo richiamava alla mente il sostegno che il primo Napoleone da Campoformido fino alla sua caduta aveva negato all'indipendenza italiana, assommandolo alla valutazione negativa del suo naturale antiliberalismo e del suo effettivo autoritarismo.
Così nella valutazione critica dell'operato napoleonico per quanto atteneva alle speranze italiane confluiva anche il parallelo con l'epoca aurea e col momento eroico ed ideale della rivoluzione, il cui fato, avviato il 10 termidoro, si era compiuto il 18 brumaio nell'Orangerie di Saint Cloud. L'Italia si ritrovava allora nel suo maggiore poeta, nei versi, cioè, di Giosuè Carducci che andava diffondendo tra le classi colte nutrite di sentimenti risorgimentali l'immagine enfatizzata di una rivoluzione liberatrice e rigeneratrice stroncata da quel 10 termidoro, foriero della dittatura napoleonica, e di un momento eroico vissuto in Francia ai tempi della rivoluzione e del giacobinismo, l'una arrestata l'altro brutalmente stroncato dalla reazione moderata e conservatrice. Ma, al di là ed oltre gli eventi sinistri che avevano modificato il corso della rivoluzione portandolo su un diverso binario, il Carducci storico riconosceva pienamente la funzione incentivante e stimolante esercitata dalla Francia dal 1789 al 1815 sull'intero processo risorgimentale e sulla realizzazione dell'unità centralistica della nazione italiana, in altro modo, certo, non conseguibile, dati i limiti e le carenze del suo sviluppo storico e sociale.
Quei limiti e quelle carenze che nell'interpretazione, invece, di Alfredo Ori ani, esaltatore dell'attivismo radicale e delle passioni spesso irrazionali delle moltitudini, erano sottovalutati in un discorso storico il cui obiettivo primo portava alla concezione di una rivoluzione giustificata solo per se stessa, come strumento di un movimento collettivo di rivolta contro ogni assetto consolidato, quali ne fossero le caratteristiche e le connotazioni. Discorso ampio e complesso sicuramente, che, però, per il suo radicalismo e la sua carenza di motivazioni politiche certe e definite, avrebbe avuto valenze interpretative ed imitazioni molteplici, con conseguenze anche gravi nella storia culturale e civile del paese.
Occasione importante di riflessione e di dibattito fu naturalmente la ricorrenza del primo centenario, occasione che cadeva all'apertura di un difficile ciclo della storia nazionale, caratterizzato dal dilagare di quei