Rassegna storica del Risorgimento
RIVOLUZIONE FRANCESE; STORIOGRAFIA ITALIA
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1989
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Carlo Ghisalberti
contrasti civili e sociali destinati a perdurare fino all'inizio del nuovo secolo ed a culminare con i moti del Novantotto e col regicidio di Monza. Mentre in molte sedi culturali e politiche l'occasione celebrativa veniva utilizzata per le possibilità che logicamente offriva alla contingente polemica sul carattere e sulla condotta del nuovo Stato di fronte ai problemi che travagliavano la società civile, riproponendo in chiave spesso attualizzante la consueta querelle tra conservatori e progressisti, tra reazionari e democratici, si assisteva al primo apparire di qualche riflessione storico politica italiana sull'argomento. Le avvisaglie di ciò si erano viste nell'attenzione dedicata da molti studiosi a Les origines de la Trance con-temporaine di Taine, opera caratterizzata dalla visione di una rivoluzione preannunciata e resa di fatto inevitabile dal comportamento prima della monarchia, annientatrice della aristocrazia e dei corpi intermedi, poi del terzo stato, portato alla distruzione di ogni vestigia dell'ordine (tradizionale, visione, pertanto, suscettibile di discussioni e di valutazioni naturalmente diversissime nelle premesse e nelle conseguenze.
Ma l'apice dell'interessamento per la vicenda rivoluzionaria, considerata sia nel suo svolgimento francese che nella sua proiezione italiana, lo rivelò Carlo Tivaroni nelle sue ampie sintesi di quei fatti, redatte a scopo sia pedagogico-informativo per la gioventù sia al fine di ricomporre in un disegno almeno tendenzialmente unitario la sequenza degli accadimenti, troppo spesso frantumata e lasciata incompleta dalla storiografia partitica o di tendenza. Il Tivaroni, libero da preoccupazioni di ordine religioso o monarchico, poteva anche proporsi un così vasto obiettivo in quanto non temeva di urtare contro gli schemi preconcetti delle opposte dommatiche olericali-conservatrici o laico-democratiche che fino allora si erano duramente scontrate. Poteva esaltare insieme le minoranze novatrici e la massoneria, vantandone la capacità e l'azione unificante, e l'operato riformatore di certe dinastie dal comportamento più aperto all'avvenire: i sentimenti che lo dominavano erano, però, quelli della sinistra risorgimentale, garibaldina più che mazziniana, portati, pertanto, a riconoscere valore e senso all'esperienza rivoluzionaria d'oltr'Alpe e alla sua efficacia scatenante nella società italiana.
Ma, a parte gli atteggiamenti di certe frange conservatrici o reazionarie rappresentate soprattutto dalla Civiltà cattolica, riecheggiante spesso gli argomenti dei controrivoluzionari del passato veementi contro la secolarizzazione, la laicizzazione, la massoneria ed il liberalismo accusati di ogni male, e a differenza delle linee interpretative degli storici maggiormente legati alle tesi sabaudo-patriottiche, come il Ricotti de La rivoluzione francese del 1789, una tesi pareva sulle altre prevalere: quella, cioè, raffigurante l'immagine epica e gloriosa della rivoluzione considerata nel suo momento genetico e nel suo primo svolgimento, immagine destinata a rimanere bene impressa alla cultura democratica e progressista italiana che tra la fine del secolo diciannovesimo e l'inizio del ventesimo andava vivendo la dura esperienza di un tentativo di ritorno dinasticoautoritario e di un estremo soprassalto delle forze meno sensibili alle necessità dell'adeguamento e della trasformazione dello Stato liberale in senso democratico.