Rassegna storica del Risorgimento
RIVOLUZIONE FRANCESE; STORIOGRAFIA ITALIA
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1989
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Carlo Ghisalberti
dente, quindi, all'espansione rivoluzionaria nella penisola. Avrebbe voluto portare avanti il suo discorso, sino ad abbracciare l'intero ciclo storico fino al 1815, ma, alieno come era da ogni retorica e da ogni volontà mitizzante, volle sottrarsi al .giudizio sulla Convenzione e sulle altre fasi del processo inaugurato con la crisi dell'antico regime.
Consapevole del carattere borghese della rivoluzione, aveva individuato nella caduta della monarchia la realizzazione effettiva dell'obiettivo proposto dal terzo stato sin dalla convocazione degli Stati generali e, quindi, sfrondando il concetto stesso di rivoluzione dagli elementi accessori e ad esso non immediatamente pertinenti, aveva sospeso il suo discorso lasciando ad altri il compito di riprenderlo e di completarlo con l'analisi e la valutazione del corso successivo degli eventi, per lui, peraltro, eterodossi rispetto a quelli della fase descritta nel libro. E ciò mentre in Francia, in occasione del centenario del Code civil e parallelamente allo sviluppo degli studi di carattere giuridico portati innanzi sulla scia delle ricerche del Sagnac, si veniva scandagliando il contenuto normativo del droit inter-médiaire e delle sue realizzazioni sociali, con aperture anche sulla parallela vicenda delle repubbliche sorte allora in Olanda, in Svizzera ed in Italia, come attestavano, tra l'altro, le ricerche del Guyot sul trapasso dal Direttorio al Consolato e sull'incidenza della modifica degli equilibri politici francesi su quelle repubbliche e sul loro assetto costituzionale.
Si trattava evidentemente di studi che, se da un lato contribuivano ad esaltare il carattere generale e universalistico delle realizzazioni rivoluzionarie di contenuto giuridico, le costituzioni, la legislazione e l'amministrazione, considerate giustamente come gli aspetti essenziali del processo formativo dello Stato moderno nel nostro paese, d'altra parte rafforzavano quell'immagine della passività della rivoluzione italiana pronta a recepire ed applicare un diritto altrove elaborato, offrendo così, anche se non esplicitamente, un argomento ai nuovi detrattori dell'esperienza rivoluzionaria nella penisola e, all'opposto, volevano individuare nell'insorgenza sanfedista, anti-francese ed antigiacobina le origini del Risorgimento e di un certo patriottismo italiano. Discorso questo tendente a fare della rivolta contro lo straniero il movente politico primo ed unico del risveglio della penisola sulla scia delle interpretazioni clericali e reazionarie dell'Ottocento che verrà, però, rifiutato e contestato duramente dalla migliore storiografia italiana decisa a rifiutare ogni ipotesi brutalmente restrittiva della storia dell'Italia moderna, come si vedrà nella dura recensione di Benedetto Croce allo scritto di Giacomo Lumbroso su / moti popolari contro i francesi alla fine del secolo diciottesimo,
Peraltro il pensiero di Croce tendeva, come è noto, chiaramente a ricollegare all'esperienza rivoluzionaria le origini di quel Risorgimento che, ad opera di una minoranza eroica ed illuminata, aveva visto allora trapiantarsi in Italia e fruttificare per l'avvenire l'idea della libertà secondo i tempi nuovi, come governo della classe colta e capace, intellettualmente ed economicamente operosa, per mezzo delie assemblee legislative, uscenti da più o meno larghe elezioni popolari, e, quindi, in netto contrasto non soltanto con le rivalutazioni postume del sanfedismo di marca van-