Rassegna storica del Risorgimento

RIVOLUZIONE FRANCESE; STORIOGRAFIA ITALIA
anno <1989>   pagina <15>
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Storiografìa italiana e rivoluzione francese 15
deana, ma anche e soprattutto con ogni semplificazione riduttiva di quello a mero fenomeno patriottico ed indipendentistico.
Perché, infatti, per 'Croce la storia del Risorgimento era una pagina della storia del -liberalismo europeo ed in questo contesto la calata del-VArmée d'Italie nella penisola ai tempi del Direttorio, dal 1796 al 1799, aveva rappresentato il momento essenziale di una vicenda destinata a non più interrompersi fino al compimento dell'unità ed insieme la grande occasione attesa ed utilizzata da quegli italiani che guardavano sin da allora all'avvenire identificando nella Francia rivoluzionaria, nei suoi ideali, nei suoi programmi e nella sua azione politica e militare lo strumento della rigenerazione e del riscatto della nazione.
L'avvio della pubblicazione dei verbali delle assemblee del triennio rivoluzionario, da quelle della repubblica cisalpina curate dal Montalcini e dall'Alberti a quelle della Municipalità provvisoria di Venezia da parte del Cessi e dello stesso Alberti, l'edizione degli Atti dei Congressi cispadani di Modena e di Reggio fatta dallo Zaghi e ora dal Marcelli e, più tardi, quella delle assemblee romane edite dal Giuntella, dava ulteriore concre­tezza a questo momento genetico dell'esperienza liberale e democratica nella penisola offrendo agli studiosi un materiale prezioso per valutare linguaggio, forma e contenuti di quelle prime vicende assembleari e parte­cipative per nulla assimilabili a quanto, nel clima deluso o stanco del primo consolato, si verificherà nei Comizi (Nazionali di Lione, i cui Atti venivano editi dal Da Como.
L'impegno civile e morale, il pathos emergente dai dibattiti anche se troppo spesso intessuti di retorica, la cieca fiducia nella capacità rigene­ratrice degli ordinamenti repubblicani erano altrettanti stimoli a ripen­sare al comportamento ed al pensiero di quel gruppo di patrioti di varia formazione e di differenti idee che, pure, allora operarono uniti nella speranza di modificare la realtà italiana in senso liberal-democratico ed insieme indipendentistico. Ed in questo quadro per reagire da un lato allo schematismo unificante di una storiografia tesa a riportare sul più generale tema delle origini del Risorgimento tutto ciò che riguardava uomini e fatti del triennio rivoluzionario, e per allinearsi d'altra parte alle ipotesi di lavoro formulate dal più recente pensiero storico francese che da Mathiez a Lefebvre andava rivalutando nei vinti del 10 termidoro le idealità progressive ed i motivi più avveniristici dell'esperienza inaugurata con rOttantanove e perseguita, non per casuale fatalità ma per matura­zione cosciente e per svolgimento logico dopo la caduta della monarchia e la proclamazione della repubblica, si accendeva anche in Italia l'interesse per l'ala marciante del giacobinismo nazionale, auspice il Cantimori delle sue prime ricerche.
Discorso nuovo ed importante che affiancava e spesso addirittura sosti­tuiva alla valutazione nazionale e liberale insieme dell'operato dei giaco­bini delle diverse repubbliche una riflessione sui contenuti politicamente e socialmente qualificanti del loro pensiero, consentendo distinzioni ed in certa misura divisioni interne nell'ambito delle file dei patrioti e, quindi, portando ad enucleare un'ala marciante, progressista e socialista ante luterani della rivoluzione italiana, in un rapporto più o meno definito con