Rassegna storica del Risorgimento

RIVOLUZIONE FRANCESE; STORIOGRAFIA ITALIA
anno <1989>   pagina <17>
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Storiografìa italiana e rivoluzione francese 17
accostare programmi e prassi politica perseguiti da questi nel tempo col pensiero e con l'azione del giacobinismo più radicale del triennio 1796-1799, destinato poi a dissolversi come movimento e come ideologìa nel successivo quindicennio napoleonico. B, però, altrettanto verificabile la scarsa importanza attribuibile nella situazione di allora a quegli espo­nenti più avanzati ed al loro apporto ideologico e fattuale. Si era in un momento in cui il processo storico aveva ben altri attori, generali e commissari francesi e governanti che con questi collaboravano da posizioni di potere più o meno consistenti, e l'insieme dei problemi sul tappeto, dall'organizzazione interna delle diverse repubbliche a base costituzionale e centralizzata alla vendita dei beni nazionali, alla difesa dalla controffensiva della seconda coalizione ed alla repressione, tragicamente inefficace per le circostanze, dell'insorgenza sanfedista, apparivano ben altrimenti rilevanti delle questioni sollevate dai più avanzati tra i giacobini, relative alla legge agraria, all'imposizione progressiva per riequilibrare le fortune ed alle altre innovazioni del tutto contrastanti con l'indirizzo politico della Francia direttoriale e dei ceti che ad essa guardavano e si appoggiavano.
Ma questo discorso sulla politica del triennio, nel suo rapporto tra pensiero ed azione, tra dottrine ed istituzioni, resta pur sempre importante per la comprensione degli stati d'animo, dei moventi, degli atteggiamenti e delle decisioni allora manifestatesi. Ed in questo contesto assurge ad importanza essenziale lo studio delle esperienze costituzionali, condotto dal De Vergottini per la Cispadana, dal Giuntella per la Romana, da chi scrive per l'insieme delle repubbliche giacobine , in quanto i testi costituzionali rappresentarono una sorta di filtro attraverso il quale le ideologie astratte del nascente liberalismo italiano si vennero a decantare ed a purificare, assumendo concretezza di contenuti e forma giuridica precisa che le rendeva assimilabili, in certa misura, almeno nei postulati, al più generale costituzionalismo europeo. E ciò mentre le analisi relative alla vendita dei beni nazionali in Italia, contestualmente studiate per differenti regioni, danno un senso reale ed una prospettiva fattuale alla discussione sulla formazione e sullo sviluppo di parte del ceto borghese di estrazione agraria nella nazione. Ceto che cominciava allora ad apparire nelle amministrazioni civili, nelle forze armate e negli apparati giudiziari, tendendo a qualificarsi come classe dirigente ed iniziando un processo storico destinato a continuare nel periodo napoleonico e durante l'intero Risorgimento.
Si trattava di richiami e di suggestioni che fatalmente hanno portato molti studiosi ad individuare nell'esperienza del triennio giacobino in Italia elementi che la accomunavano fatalmente ad altre similari vissute contestualmente in Europa e pertanto a collegarle per certi aspetti e per taluni motivi particolarmente caratterizzanti all'intero ciclo rivoluzionario della fine del Settecento. Non a caso l'Aquarone col saggio su Due costi-tuenti settecentesche: note sulla Convenzione di Filadelfia e sull'Assemblea nazionale francese, quasi anticipando le successive interpretazioni di Gode-chot e di Palmer sul carattere occidentale ed atlantico della rivoluzione, aveva richiamato l'attenzione degli studiosi -italiani sulla vastità del feno-