Rassegna storica del Risorgimento
RIVOLUZIONE FRANCESE; STORIOGRAFIA ITALIA
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1989
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Carlo Chlsalberti
meno rivoluzionario sottolineandone taluni contenuti essenziali di natura giuridico-istituzionale manifestatisi di qua come di là dell'Oceano, contenuti che sottintendevano chiaramente forme distinte ma non antitetiche di quel costituzionalismo liberale qualificante l'epoca allora inauguratasi.
È questo il momento in cui Franco Venturi dava inizio alle sue vaste e fondamentali ricerche sull'Europa illuministica con uno studio, sicuramente senza precedenti per ampiezza e spessore, della vita intellettuale settecentesca, studio nel quale il fenomeno della circolazione delle idee assurgeva ad elemento centrale dell'intera esperienza prerivoluzionaria contribuendo a spiegare in forma esaustiva e completa il clima civile e culturale della vigilia rivoluzionaria ed insieme offrendo una chiave interpretativa a quanti continuavano a porsi il problema della diffusione dei princìpi deU'Ottantanove e del loro successo più o meno immediato nei paesi maggiormente preparati dall'illuminismo e dalla civiltà che questo aveva informato. Studio, quindi, in cui all'immagine suggestiva e peraltro largamente verificabile di una circolazione delle idee si accompagna quella di ima circolazione delle rivoluzioni, suffragando in larga misura le tesi di quanti avevano esaltato il carattere sovranazionale dell'esperienza inauguratasi negli ultimi decenni del Settecento ed avente naturalmente sbocchi diversi, secondo i luoghi e le circostanze del suo svolgimento, sbocchi pur sempre, però, riconducibili ad un nesso interpretabile unitariamente. M rapporto, quindi, tra i lumi e la crisi dell'assolutismo riceveva così una evidente conferma mentre appariva in una certa evidenza sullo sfondo di questa larga ricostruzione del Venturi l'idea di uno scoppio e di un successo delle rivoluzioni prevalentemente là, e il caso della Francia diventa esemplare, dove sono fallite le riforme, mentre il successo di queste annulla o quanto meno riduce, ed è l'esempio del mondo germanico a confermarlo, le prospettive di quelle.
Ogni discorso sulla rivoluzione francese e sulle sue implicanze nella storia d'Italia continua però, come è logico, ad avere molteplici valenze: e ciò perché se è vero che prima dell'Ottantanove il concetto stesso di rivoluzione non si prestava a significati che non fossero univoci, e la letteratura italiana da Guicciardini a Denina ne offre ampia testimonianza, è altresì noto come dopo quella data il termine assunse naturalmente significati particolari e plurimi a causa sia degli obiettivi variamente proposti, sia delle modalità degli svolgimenti, sia dei fini conseguiti, col risultato che alternativamente servì ad indicare un fenomeno politico-giuridico di prevalente contenuto statualista, ossia la creazione di un apparato nuovo al posto di uno antico e la sostituzione di una legalità ad un'altra, o un fatto di natura prevalentemente economico-sociale, vale a dire il mutamento dei rapporti di classe e degli equilibri civili che quelli sottendevano. Discorso questo che poneva drammaticamente in antitesi la somma delie interpretazioni moderate del processo rivoluzionario, tendenti a vedere nel passaggio dall'antico regime assolutistico al nuovo costituzionale e liberale l'aspetto prevalente e qualificante della rivoluzione, e le varie tesi de Yhistoriographie de gauche comunque individuanti nelle istanze egualitarie piti radicali e nei moti che queste produssero il motivo dominante di quel processo storico. Discorso che in taluni, più o meno