Rassegna storica del Risorgimento
RIVOLUZIONE FRANCESE; STORIOGRAFIA ITALIA
anno
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1989
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pagina
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20
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20 Carlo Ghisalberti
Il Moravia, cultore degli idéologues e del loro complesso rapporto con l'opera di ricostruzione dello Stato e della società civile, l'Alatri, indagatore delle vicende dei parlamenti e dei limiti strutturali ed istituzionali dell'antico regime alla vigilia della crisi finale, il Diaz, attento alla dinamica spesso circolare delle relazioni tra le strutture e le idee, lo Zapperi, studioso del Sieyès e del concetto di Terzo Stato inteso e nella valenza semantica e nel ruolo svolto, allargavano gli orizzonti della ricerca storica italiana in passato troppo spesso circoscritta, salvo rare e meritevoli eccezioni, alia sola realtà delle proiezioni rivoluzionarie sulla penisola.
Realtà, però, non dimenticata né trascurata tuttora da quanti cercano di dare contenuti nuovi e più completi ad una storia di rapporti tra due esperienze rivoluzionarie il cui andamento complessivo appare ormai conosciuto e non soltanto nelle linee essenziali. Il dualismo allora esistente tra Stato e società civile, giustamente evidenziato dal Capra, attento indagatore e ricostruttore del periodo che va dalle riforme alla rivoluzione, appare emblematico al fine di una distinzione interpretativa tra la vicenda francese e quella italiana. La prima vede uno Stato strutturalmente arretrato adeguarsi col processo rivoluzionario ad una più avanzata società civile e con ciò farsi veramente moderno; la seconda mostra invece lo Stato nato dalla rivoluzione farsi propulsore del progresso suffragando e limitando le carenze antiche e nuove della società ed inaugurando così un processo destinato a reiterarsi ogni qualvolta l'apparato sarà posto in grado di operare per il bene di quella.
Il discorso su questo tipo di rapporto porta naturalmente a rinnovare la stessa interpretazione della relazione tra le istituzioni e le idee, della reciproca influenza di pensiero e di prassi, come si comprende ora anche dalla profonda analisi dedicata dalla Sofia al significato ed al ruolo assunti allora, di qua come di là delle Alpi, dalla statistica, scienza per eccellenza dell'amministrazione, nel suo rapporto con gli apparati pubblici dall'età rivoluzionaria alla restaurazione e nel suo carattere di mezzo idoneo alla conoscenza della società civile da parte del potere politico.
Questa riconsiderazione non può, quindi, finire che con questo richiamo al ruolo dello Stato e della sua cultura, nella consapevolezza che nelle sue strutture si sono sommate le maggiori conquiste della rivoluzione e che nel senso ad esso impresso dalla coscienza politica di allora si è identificato uno strumento di aggregazione collettiva senza precedenti né riscontri.
CARLO GHISALBERTI