Rassegna storica del Risorgimento
PIEMONTE RIFORME CARCERARIE 1835-1857; VEGEZZI-RUSCALLA GIOVENA
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1989
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Vincenzo Fannini
pubblicato negli ultimi mesi del 1840 sulle pagine del suo Politecnico un saggio dal titolo Di varie opere sulla riforma carceraria, nel quale, dopo aver passato in rassegna le principali opere edite in Europa sul problema della riforma carceraria tra il 1830 ed il 1840, aveva preso nettamente posizione a favore dell'isolamento continuo, essendo egli convinto che solo attraverso l'applicazione di questo metodo detentivo si sarebbe potuto porre un argine realmente efficace alla promiscuità dei detenuti, causa principale della loro ulteriore corruzione; a suo avviso, inoltre, la solitudine continua spingeva alla riflessione, rendendo piacevole e ben accetto il lavoro, di qualunque tipo si trattasse, senza necessitare di alcuna forma di imposizione, incutendo infine nei reclusi un timore talmente forte da scoraggiarli dal compiere nuovamente atti criminosi.10)
In Piemonte, almeno sino al 1857, prevalsero le opinioni sostenute da Petitti di Roreto, venne applicato, cioè, il cosiddetto sistema misto, sperimentato del resto e con notevole successo in numerosi penitenziari di diversi paesi europei. L'attuazione pratica della riforma procedette tuttavia attraverso numerose difficoltà, dovute essenzialmente alla ristrettezza delle risorse finanziarie dello Stato sabaudo, alla troppo a lungo prolungata incertezza sulla scelta del sistema migliore da seguire ed alla difficoltà di trovare del personale all'altezza di soddisfare compiutamente il progetto di riforma; u) non va dimenticato infine che di essa si cominciò a parlare in Piemonte soltanto dopo l'ascesa al trono di Carlo Alberto: Vittorio Emanuele I aveva infatti ripristinato nel marzo del 1814 la legislazione precedente il 1798, la quale prevedeva tra le altre cose anche alcune pesanti pene corporali.12) Tra i principali artefici di questo rinnovamento, oltre a grandi personalità quali Cesare Balbo e Cesare Alfieri cui nel febbraio del 1833 Carlo Alberto aveva affidato l'incarico di effettuare un'indagine sulla condizione carceraria del Re-
9) Voi. Ili, a. II (1840), Milano, pp. 543-582.
10) Sulla posizione di Cattaneo si veda A. CAPELLI, Pura e nuda e concentrata pena . L'opzione penitenziaria di Carlo Cattaneo, in Storia in Lombardia, a. V (1986), n 3, Milano, pp. 3-44; ID., La buona compagnia, cit, pp. 171-184. Riferendosi allo scritto di Cattaneo (e, più in generale, ai sostenitori del filadelfiano ), così scriveva Petitti a Giuseppe Saleri il 22 maggio 1842: Tutti cotesti scrittori, non han mai messo piede in una prigione, e parlano da dilettanti. Cosi ha fatto il dott. Cattaneo di Milano nel Politecnico n. 18 nel suo articolo scritto con molta dottrina ed ingegno, ma con nessuna idea pratica. La nuova mia scrittura {Esame della polemica insorta..., cit.] dimostra quanto importino le nozioni pratiche, e quando coloro che come il Lucas ed io frequentano le carceri da oltre 20 anni, abbian diritto ad esporre il frutto de' proprj studj ed osservazioni e meritino nella pubblica opinione qualche credito attesa l'avuta pratica , in la questione carceraria nel Risorgimento: il carteggio inedito di Giuseppe Saleri, a cura di A. CAPELLI, in Storia in Lombardia, a. VI (1987), n 4, Milano, p. 139.
M) P. CASANA TESTORB, Le riforme carcerarie in Piemonte, cit., p. 283; A. CAPELLI, La buona compagnia, cit., pp. 155-168.
12) M. BBLTRANI SCALIA, Sul governo e sulla riforma delle carceri in Italia, Torino, 1867, p. 416.