Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D' ; MOTI 1821
anno <1921>   pagina <226>
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HUBTZIO VÀCCAXOZZO
cavallereschi, tragedie, commedie, odi e sonetti frementi di amore per l'Italia.
Peccati di poesia accanti? a peccata di polìtica df magogieo~re-pubblicani . Perchè, naturalmente, come quasi tutti gli scrittori piemontesi di sua conoscenza (1), alfìereggiò anche Ini e avrebbe volentieri ammazzato un tiranno se l'avesse trovato, ma non lo trovò. Era un effetto dell'età, poiché non è possibile immaginare uno spi­rito più antitragico e anticlassico dell'Azeglio ; e se allora si dilettava di rappresentare le tragedie del suo grande conterraneo, esagerò poi in età matura a giudicarle con borghese disinvoltura mercanzia da Corte d'Assise , pei nappi e i pugnali adoperati (2).
L'Azeglio fu in un certo senso il primo dei nostri scrittori libe­rali a disalfierizzarsi, che se al poeta astigiano riconobbe sempre il merito di avere scoperta l'Italia e M avere iniziata l'idea dell'Italia nazione merito maggiore a parer Suo che i versi eie tragedie, ben presto gli attribuì la responsabilità di aver inoculato il veleno dell'assassinio politico e della politica di piazza, ch'era il terrore dei moderati piemontesi. Perciò la tragedia classica come l'educazione classica a' suoi occhi non era meno colpevole della scuola delle so­cietà segrete, alle quali conduceva con l'esempio dell'azione occulta, diretta e violenta. E l'alfìerismo, ridotto alla sua più semplice espres­sione con quel suo metodo un pò superficiale di semplificazione, non gli pareva se non questo: all'ascondersi dietro un uscio e far la posta al tiranno : quando passa, Tonfete ! una buona botta sul capo e tutto si trova fatto, compito e terminato (3).
Queste naturalmente erano le idee tardive dell 'autore del Pro­gramma nazionalet non quelle che passavano proprio allora nel cer­vello del giovine pittore ; ma qualche anno ancora e quel suo prepo­tente istinto del naturalismo gli modificherà le idee anche in politica. Naturalismo politico, che come non gli farà intendere il valore poetico storico del classicismo alfieriano e lo farà sorridere dell'inge­nuità comica di quel povero diavolo di carbonaro napolitano che propalava i segreti delle Vendite, così non gli farà neppure intendere
(1) Gfr. OTToiBNom, Vita eoe. di Luigi Ornato, Torino, 1878.
(2) Bicordi, cap. 13. (3] Bicordi, cap. 13.