Rassegna storica del Risorgimento
PIEMONTE RIFORME CARCERARIE 1835-1857; VEGEZZI-RUSCALLA GIOVENA
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1989
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Vegezzi-Ruscalla e le riforme carcerarie
gezzi, il quale cita anche alcune opere non ancora in commercio in Italia al momento della stesura del suo lavoro. In secondo luogo, indicativa è la presa di posizione a favore della segregazione notturna ed il rifiuto del separate system, quasi un'anticipazione di quella polemica che nei primi anni quaranta avrebbe diviso in due schieramenti contrapposti i maggiori studiosi italiani del sistema carcerario, raggiungendo punte elevate di conflittualità nel corso dei Congressi degli scienziati di Firenze (1841), Padova (1842) e Lucca (1843).*)
È un atteggiamento, questo di Vegezzi, tutt'altro che momentaneo o casuale, riscontrabile anche in una recensione pubblicata il 10 luglio 1839 sulle pagine della Gazzetta piemontese;26) in essa il torinese criticava aspramente lo scritto di Moreau-Christophe, ispettore generale delle carceri francesi, non tanto (o, quantomeno, non solo) per la scelta fatta dall'autore a favore del sistema filadelfiano, quanto piuttosto per i motivi addotti da questi per giustificare la sua presa di posizione (del resto già ben conosciuta agli addetti ai lavori), motivi che secondo Vegezzi lungi dal provare la superiorità del separate system, facevano al contrario pendere inevitabilmente la bilancia a favore della regola aubur-niana. Il libro si presentava a suo avviso pieno di contraddizioni e privo di quelle notizie che il tìtolo lasciava supporre si potessero ricavare dalla lettura del testo; le piantine ed i disegni che accompagnavano la relazione erano già note, così come le notizie riguardanti l'amministrazione, la disciplina e le statistiche sull'Inghilterra erano alquanto povere e scarne rispetto a quelle già pubblicate (nel 1830 e nel 1836) in inglese; di maggiore utilità sarebbe stata, tuttalpiù, una traduzione di quei rapporti dall'inglese al francese. Passando poi all'esame della relazione vera e propria, Vegezzi dimostrava l'inattendibilità di alcuni degli esempi citati da Mo-reaujChristophe per provare la superiorità e l'efficacia del sistema filadelfiano; l'ispettore francese prendeva a modello il Bridewell (correzionale) di Glasgow, ma osservava Vegezzi essendo in quell'istituto la media delle detenzioni inferiore ai sessanta giorni, non era certo possibile valutare compiutamente l'efficacia della segregazione continua. Riferendosi ancora al Bridewell, Moreau-Christophe sosteneva che l'isolamento continuo stimolava il lavoro, dimostrando la propria affermazione con il fatto che in quella prigione i detenuti rifondevano aU'amministrazione carceraria gli ottantacinque centesimi spesi per il loro mantenimento; ma obiettava ancora il pubblicista torinese ciò poteva accadere a Glasgow, città sede di grandi manifatture, in cui, ovviamente, anche la popolazione carceraria era composta (almeno nella sua stragrande maggioranza) da operai, i quali non necessitavano certo di un periodo di tirocinio prima di essere indirizzati al lavoro; difficilmente si sarebbe ottenuto lo stesso risultato in un borgo agricolo. In ogni caso, poi, il fatto che si riuscis-
25) Sui dibattiti congressuali relativi al problema carcerario, si vedano: G. C. MARINO,* La formazione dello spìrito borghese in Italia, Firenze, 1974, pp. 345-372; A. CAPELLI, La buona compagnia, cit., pp. 213-254.
29 G.e V.i, Rapport sur les prìsons de l'Angleterre, de VEcosse, de la ilollande, de la Belgique et de la Sulsse, par M. L. Moreau Christophe, inspecteur general des prìsons de France (Paris, 1839), in Gazzetta piemontese, n 154, Torino, 10 luglio 1839.
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