Rassegna storica del Risorgimento

PIEMONTE RIFORME CARCERARIE 1835-1857; VEGEZZI-RUSCALLA GIOVENA
anno <1989>   pagina <28>
immagine non disponibile

28
Vincenzo Vannini
sero a pareggiare i proventi del lavoro dei detenuti con le spese del loro mantenimento non era certo attribuibile esclusivamente alla segregazione continua, in quanto ciò si verificava in Belgio tanto a Vilvorde, dove ef­fettivamente vigeva il separate system, che a Gand, dove la segregazione era invece solo notturna. Anche questa recensione venne menzionata e lodata nel Trattato di Petitti, nelle pagine dedicate all'illustrazione dello stato delle riforme in Svizzera, ed in particolare l'autore se ne servì per dimostrare l'erroneità delle affermazioni di Moreau-Christophe, che, a suo avviso, aveva effettuato le proprie ispezioni (segnatamente quella del car­cere di Ginevra) partendo da idee preconcette.27)
Sempre del 1839 sono sei articoli di Vegezzi, pubblicati nelle Letture popolari di Lorenzo Valerio con il titolo Sulla riforma delle carceri tra l'aprile ed il giugno di quell'anno;28) in essi il pubblicista torinese plau-diva all'emanazione delle Regie patenti del 9 febbraio 1839, con le quali il governo piemontese aveva preso alcune iniziative volte al riassetto edilizio di alcune prigioni. Pur essendo limitati alle sole case di pena, questi provvedimenti costituivano il primo passo concreto sulla via del­l'attuazione della riforma carceraria, seguendo di circa due anni la pro­mulgazione del nuovo codice civile; in particolare, venivano stanziati due milioni di lire per la costruzione di tre nuove carceri centrali per gii adulti e di un correzionale per i minori, mentre veniva assegnata esclu­sivamente alla reclusione delle donne la prigione di Pallanza, fino a quel momento destinata solo parzialmente a quel servizio. Provvedimenti circo­scritti, sicuramente modesti, ma sufficienti a generare grandi entusiasmi sia in Italia che all'estero. Tra i maggiori elogiatori va annoverato appunto il Vegezzi, che nei suoi articoli, oltre a tracciare in sintesi una storia del­l'educazione correttiva, esortava gli stessi privati cittadini a collaborare con la propria azione alla riuscita del nuovo ordinamento giudiziario, rivolgendo in particolare la propria opera alla tutela ed al conforto dei liberati, in quanto l'azione governativa sul condannato cessava con la fine della pena.29)
Ma la pubblicazione più interessante del torinese in questi anni è indubbiamente quella apparsa nel 1840, ancora una volta sul Calendario generale pe' Regii Stati, dai titolo Cenni intorno al correzionale dei gio­vani che è per aprirsi nell'edificio della Generala presso Torino,30* in cui Vegezzi illustrava i motivi che avevano portato alla scelta di quell'edificio (già adibito in passato, come si è visto, alla reclusione delle donne) quale sede di un correzionale per trecento giovani, secondo quanto era stato indicato nelle Regie patenti del febbraio 1839. Schierandosi apertamente a a favore di questa decisione, Vegezzi condivideva la scelta del complesso, motivandone la convenienza sia dal punto di vista economico che da
27) c. I. PETITTI DI RORETO, Della condizione attuale delle carceri, cit., p. 405.
28) G.6 VA, Sulla riforma delle carceri, in Letture popolari, Torino, 13 e 27 aprile, 11 e 25 maggio, 8, 22 e 28 giugno 1839, nn. 15, 17, 19, 21, 23, 25 e 26.
25) P. CASANA TESTORE, Le riforme carcerarie in Piemonte, cit, pp. 305-306; A. CAPELLI, La buona compagnia, cit,, pp. 138-140.
* XVIL Torino, 1840, pp. 569-588.