Rassegna storica del Risorgimento
CRISPI TOMMASO
anno
<
1989
>
pagina
<
39
>
Tommaso Crispi sindaco borbonico 39
nomi sotto varii rispetti già apparsi nelle biografie di Francesco. Per il conte Capaci, come è ovvio, questi non può non pensare di fare intervenire, da Genova, il fratello, Rosalino Pilo; ma vien fuori anche il suggerimento di chiedere aiuto ad un Agostino Arista, funzionario degli Interni a Palermo, in favore del quale è intervenuto nel Parlamento siciliano a novembre del 1848, nonché al ben noto dottor Giovanni Raffaele. Incontratili a Palermo, però, mentre l'Arista mostra di essere memore e grato del favore ricevuto, il Raffaele appare a don Tommaso chiuso in un timoroso egoismo, preoccupato di compromissioni politiche con l'esule.
Preme ora di sottolineare gli altri aspetti della lettera del 12 ottobre 1855, tanto più in quanto essa ci viene in prima persona da uno dei due interessati. Essa, infatti, ci offre la diretta testimonianza sia al presente, sia nel riferimento al passato {ti ricorderai) di un dialogo tra padre e figlio, specificamente toccante l'esperienza del primo nell'amministrazione locale. Anzi, ci testimonia addirittura la fiducia di don Tommaso nella scienza giuridica e nelle capacità legali del figlio, sino al punto di avergli affidato, nel 1844 (l'anno della laurea, ricordiamo noi) tutte le carte per un'azione legale contro la parte avversa dei Colletti, per le asserzioni malevoli sul proprio operato. E aggiungo che dal rimprovero di non aver preso allora l'iniziativa voluta dal padre, Francesco si difenderà, nel 1855, sia dichiarandosi alieno dalle ritorsioni vendicative, sia rilevando l'utilità della rinuncia alla vendetta: se l'avesse perseguita nel '44, oggi ci sarebbe un nemico in più.6>
Al dialogo, peraltro, viene a sottendersi a conferma ed estensione di quanto testimoniato dal verbale del 1836 non soltanto l'esperienza di una carica tenuta per l'intiero arco del triennio 1834-36, bensì anche quella più difficile ed aspra, nel biennio 1841-1842, dell'amministrazione del -ramo delle entrate straordinarie.
Da questa nuova testimonianza è da trarre, dunque e mi sembra a ragione che l'interesse di Francesco Crispi per il problema delle amministrazioni locali non era scaturito da mere suggestioni intellettuali, ma, proprio a ridosso degli studi universitari, si era sostanziato nella viva esperienza paterna: con il suo orizzonte da proprietario terriero e con le sue istanze autonomistiche. E da queste radici concrete trasse alimento anche per Crispi, come per altri uomini rappresentativi del nostro Risorgimento, l'allargarsi di un più esteso orizzonte di potere politico.
Ben a proposito, comunque, il ritrovamento della lettera di don Tommaso viene a confermare l'interpretazione del passo degli Studi su le istituzioni comunali, del 1850, che avevo avanzato nella comunicazione al già rammentato seminario di studi crispini:
Non credo che si pecchi di facile fantasia a supporre che l'ambito familiare si prestasse ad essere un campo d'incontro fra le esperienze del padre e gli studi del figlio. E rileggendo gli Studi, mi sa proprio delle conversazioni avute in quell'ambito il passo
6) Lettera del 2 novembre 1855. Ibidem,