Rassegna storica del Risorgimento

BAKUNIN MICHAIL ALEKSANDROVIC; MASSONERIA ITALIA 1864-1869
anno <1989>   pagina <54>
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Luigi Paolo Friz
Peraltro già agli inizi del 1865 aveva mormorato a De Gubernatis che non faceva grande stima della Massoneria; ma che aveva pur dovuto pas­sarvi, perché gli forniva il modo di preparare altro .43>
Non possiamo escludere che l'ingresso dell'anarchico nell'Ordine sia stato accompagnato da propensioni iniziatiche. Egli attraversò forse la stan­za dei passi perduti in uno dei tanti sprazzi un po' fanciulleschi per le cose nuove, aiutato dalla smodata passione per le attività circondate da aloni mi­steriosi. L'affinità del primo Bakunin con gli spiriti democratici europei, fra i quali la Massoneria riscuoteva consensi diffusi, arricchisce ulteriormente le motivazioni della sua decisione. Inoltre al momento dell'ingresso in Log­gia probabilmente erano ancora presenti in lui reminescenze delle letture giovanili di Fichte che lo conquistò prima di Hegel e che della Istituzione fu uno degli esponenti più prestigiosi.44) Tutto questo smorzerebbe in positivo il suo atteggiamento successivo nei riguardi della fratellanza. È comunque vero che durante la permanenza in Italia le sue opinioni personali stavano subendo violente trasformazioni. I suoi ideali precedenti calavano da tempo lungo una retta in declino, mentre su un'altra in ripida ascesa avanzavano tumultuosi i principi anarchici. La militanza massonica nella nostra penisola Io coglie mentre le due linee si stanno incrociando. Da quel momento tentò di utilizzare l'organizzazione delle Logge, se non più tanto segreta come un tempo, ancora abbastanza riservata, come strumento per propagandare gli obbiettivi che aveva in campo politico senza correre eccessivi pericoli e la redazione dei frammenti va vista come una prova conclusiva delle sue in­tenzioni.
Questa tentazione è venuta anche a uomini italiani eminenti. Anzi, la modalità di approccio di Bakunin fu meno rozza di quella di Mazzini che non ci risulta abbia mai varcato la soglia di un Tempio. Il genovese, invitato da Federico Campanella ad assumere la Gran Maestranza della Massoneria palermitana, con una procedura un po' sbrigativa ma giustificata dalla leva­tura del personaggio, il 9 luglio 1868 aveva risposto, anch'egli candidamente: Se Garibaldi si dimettesse e mi proponessero a Gran Maestro ci penserei; ma in ogni modo non accetterei, se non proponendo prima i miei patti e vincolando più esplicitamente la Massoneria al disegno ch'io lavoro a com­piere .*>
par les Loges de Genève, du Lode et de la Chaux de Fonds... Il exprima sa gratitude pour l'accueil qui lui était fait eo exaltant en ces termes la fraterni té maconnique: Ceux qui sont unis par une pensée vivante, par une volonté et par une grande passion communes, sont réellement frères lors méme qu'ils né se connaissent pas . L'autore non indica fonti,, è generalmente poco affidabile e rivela forti accenti di parte. L'appropriazione all'Ordine di questa frase è indebita, essendo essa contenuta nel testo ora citato, p. 208.
43) A. DE GUBERNATIS, Fibra, Pagine di ricordi, Roma, Forzani e C, 1900, p. 222.
44) 11 filosofo tedesco si era cimentato nella teoretica dell'Ordine con la sua Filosofia della Massoneria, affiancando significativamente i Dialoghi massonici di Lessing.
*5 Scritti edili ed inediti di Giuseppe Mazzini [S.H.L], Imola, Gaieati, LXXXYII, 1940, p. 122. II gruppo palermitano a cui si riferisce questa corrispondenza è quello ancora dissenziente dal torinese-fiorentino. Numerose lettere di Mazzini sul tema erano state pubbli­cate, assieme ad altre di Garibaldi e di autorevoli fratelli, da C. PATRUCCO, Documenti su Garibaldi e la Massonerìa nell'ultimo periodo del Risorgimento italiano, Alessandria, Libreria