Rassegna storica del Risorgimento

BAKUNIN MICHAIL ALEKSANDROVIC; MASSONERIA ITALIA 1864-1869
anno <1989>   pagina <60>
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Libri e periodici
a Venezia nel *48-'49 e infine ufficiale nell'esercito regio, dove raggiunse il grado di generale. La figura era già nota, naturalmente, ma il Sartor vi aggiunge qualche particolare riguar­dante la famiglia {pp. 61-82, con bibliografìa). Giancarlo Bardini, sfruttando il diario mano­scritto di Angelo Mengaìdo esistente al Museo Correr di Venezia, rievoca alcuni momenti della vita del patriota trevigiano durante il '48 (pp. 249-266, con tre documenti). Possiamo aggiungere il saggio di Giovanni Netto che presenta, opportunamente commentato, il diario tenuto da Temistocle Mariotti durante la campagna del 1866 {pp. 217-238, con elenco degli scritti dello stesso Mariotti), e quello di Bruno De Dona su don Sebastiano Barozzi, il prete patriota, legato a Pier Fortunato Calvi <pp. 189-196). Come abbiamo già detto altre volte a proposito di questi fascicoli, si tratta di lavori modesti, ma non privi di utilità, perché mettono in luce realtà locali a volte trascurate. Sarebbe opportuno comunque che i testi venissero rivisti con più cura sul piano formale.
GIOVANNI PILLININI
MICHELANGELO MENDELLA, Governo e cospirazioni a Napoli in età borbonica', Napoli, Fratelli Conte Editori, 1987, in 8, pp. 224. L. <18.000.
Le vicende dei Borboni di Napoli dalla crisi di fine Settecento alla fine del regno, pur sufficientemente illustrate dalla storiografìa nelle linee fondamentali, richiamano ancora l'interesse degli studiosi. Le ragioni per ritornare sui problemi del Mezzogiorno nell'Ottocento possono essere duplici: da una parte il desiderio di esporre in una narrazione equilibrata, che tenga conto delle definitive acquisizioni della critica, momenti che furono un tempo oggetto di discussioni polemiche, dall'altra la volontà di approfondire punti finora trascurati, concorrendo a delineare un quadro più chiaro della politica borbonica o dell'opposizione alla monarchia.
I saggi raccolti dal Mendella rispondono ad entrambe le motivazioni. L'Autore riper­corre l'indagine storiografica sulla prima restaurazione, dal Cuoco al Colletta, dal Cortese al Pieri, al Villani, e riespone la storia della parte continentale del regno dal dramma del '99 alla lenta e faticosa ricostruzione della compagine statale avviata tra mille difficoltà e sviluppata con modesti risultati fino alla nuova fuga in Sicilia del 1806.
Particolare attenzione è dedicata alla polìtica estera di Ferdinando IV negli anni in cui Napoli cerca di combattere Napoleone: una politica guidata più da speranze ed illusioni che da una ponderata valutazione della situazione, terminata disastrosamente, perché troppo forte è il divario delle forze in campo. La stessa attenzione va alla giornata del 15 maggio del '48, momento chiave del definitivo distacco dei Borboni dalla classe dirigente liberale, ed alla figura dell'ultimo re di Napoli, il giovane ed inesperto Francesco II, che nobilita la fine del regno con la valorosa difesa di Gaeta.
I saggi cui abbiamo fatto riferimento, fondati sui più autorevoli contributi della storiografia recente, hanno come scopo l'esposizione di tre periodi critici della storia del Mezzogiorno, con intenti prevalentemente divulgativi.
È, invece, un lavoro di approfondimento il saggio su Agesilao Milano (apparso nel 74 nella Rassegna storica del Risorgimento), dimostrazione di una tesi nuova sull'attentato a Ferdinando II del dicembre '56. I contemporanei esaltarono il gesto del mancato tirannicida giustificandolo con l'amore per la libertà, ma non cercarono di mettere a fuoco la personalità e le intenzioni del giovane soldato. Il Mendella, utilizzando una probante documentazione archivistica finora trascurata, segue il comportamento del Milano fin dal 1848. Si delìnea la figura di un giovane introverso, agitato da idealità diverse, aspirante invano al chiostro, poi invischiato in una tresca con una donna sposata, mentre mantiene contatti con i patrioti che preparano uno sbarco murattiano in Calabria. Accusato nel '54 da denunzia anonima di volere uccidere il re, si scagiona facilmente. Per sfuggire alle difficoltà economiche, nel gennaio '56 entra nell'esercito, forse con l'intento di fare propaganda tra i militari per una vasta sollevazione nelle province. Destinato a Napoli, il Milano 1*8 dicembre, durante una rivista militare, ferisce Ferdinando li con un colpo di baionetta. Arrestato, è condannato a morte e impiccato il 13 dicembre.