Rassegna storica del Risorgimento
BAKUNIN MICHAIL ALEKSANDROVIC; MASSONERIA ITALIA 1864-1869
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Libri e periodici
produce, a Siracusa, una vicenda del tutto particolare. D II colera viene immediatamente additato, sia dai ceti popolari che dai ceti colti, come colera borbonico e non asiatico, colera-veleno2) introdotto nelle coste siciliane da agenti del governo. Un malcapitato francese, Joseph Schweitzer, nomade illusionista detto il Cosmorama per il genere di spettacolo del quale viveva, sua moglie, Maria Lepick, di cui scandalizzò lo scorazzare a cavallo per la città, e il loro servo vengono accusati, processati e giustiziati sotto l'imputazione di veneficio. Seguono altre vittime, sommosse contadine, proclami, tumulti nel catanese e, infine, la sanguinosa repressione borbonica di Del Carretto.
Come traspare, il diffondersi dei moti è in spontaneo rapporto col propagarsi dell'epidemia; sull'uso dell'idea del veneficio in funzione antiborbonica e rivoluzionaria e sul tentativo di dare alla sollevazione una matrice politica si registrarono, negli anni successivi, violente polemiche storiografiche locali e aneddotiche (tra Emilio Bufardeci e Salvatore Chindemi, in particolare). L'episodio fu, dunque, e frutto della paura , mera follia collettiva o presa di coscienza politica nei confronti di un governo dispotico ? Su questo, afferma Liliane Dufour (p. 129), e sulla compiuta stima di ogni elemento si discute tuttora. A testimoniare i multiformi aspetti degli avvenimenti siracusani è prova, inoltre, la constatazione che ne resta traccia non soltanto nella memoria documentaria, ma anche nella tradizione orale, attraverso detti e proverbi, e, soprattutto, nella memoria letteraria. Due interessanti comunicazioni, di Sebastiano Addamo e di Enzo Papa, esplorano, infatti, il colera nella letteratura e in Verga, e una terza, di Giovanna Finocchiaro Chimirri, i riflessi letterari delle rivoluzioni in Sicilia, completando le angolature d'osservazione.
FABIO STASSI
MARIO D'AGOSTINO, La reazione borbonica in provincia di Benevento (Collana di studi storici, 2); Napoli, Fratelli Conte, 1987, in 8, pp. 112. L. 10.000.
Le fonti del brigantaggio. 1861-1867-1868. Monte San Biagio-Lenola-Fondi, a cura di DARIO LO SORDO; Monte San Biagio, Pro Loco, 1988, in 8 pp. 156. S.p.
Nonostante sull'argomento sia apparsa una serie infinita di volumi e di saggi e si sia passati dall'esaltazione acritica dell'azione dei piemontesi a quella, nostalgica e, spesse volte, pretestuosa del legittimismo, dalla denunzia senza appello del brigantaggio alla sua pallida ma evidente giustificazione e nonostante oramai sia l'epoca dei grandi bilanci, si continua a scrivere con apporti utili per il loro carattere inedito.
Tanto per fermarci ai nostri più recenti anni, se con il convegno, tenuto a Pietragalla nel settembre 1974, con la regia dell'indimenticabile Ruggero Moscati, Cingari, Molfese e Scirocco definirono il fenomeno nel tempo e nei riflessi giornalistici, quello di Napoli dell'ottobre 1984 è valso a segnare le linee storiografiche più aggiornate con le relazioni di Galasso e ancora di Scirocco e di Molfese ed è stato puntuale ed opportuno per i consuntivi regionali o locali, tracciati da Pedìo, Colapietra, Barra e Gaudioso.
D'altra parte, poi, sono apparsi e continuano ad apparire contributi su centri minori, accettabili nei loro apporti inediti e censurabili, qualora scadano nell'ovvio, nel ripetitivo, e nel municipalistico.
L'indicazione, meramente esemplificativa della produzione, è per i lavori sulla Ciociaria,
1) Un resoconto dei fatti in ENRICO MAUCBRI, Memorie dei moti del 1837 in Siracusa. Un manoscritto inedito del barone di Pancalì, in Rassegna storica del Risorgimento, fase. IX, a. XXVI, 1939, pp. 1055-1100.
2) Cfr. PAOLO PRETO, Epidemia, paura e politica nell'Italia moderna, Bari, Laterza, 1987, pp. 145-160.