Rassegna storica del Risorgimento

RICCI VINCENZO ; V
anno <1921>   pagina <251>
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ima LETTERA nnaprU DI CESARE BAXBO ji
estemo per il ricordo troppo vivo dei dissensi che li avevano all'ul­tima ora divisi, ma provando nell'intimo dell'animo la più profonda commozione, il Conte Cesare aveva sentito il bisogno di contribuire alla salvezza della causa dell'indipendenza d'Italia con scritti che, sintetizzando le sue concezioni politiche, avessero potuto offrire agli amici degli Stati Sardi argomenti solidi per una dilesa efficace. Ed una storia della rivoluzione del Piemonte, scritta dal punto di vista più imparziale che gli fosse stato possibile, egli meditava fin dai primi giorni della sua dimora in Parigi. Così nel dicembre del 1821 osservava : Che l'Europa e principalmente la patria mia Italia sia per entrare o sia entrata in una di quelle epoche delle dazioni, ei non mi par dubbio : ma quanto egli abbia questo a durare, quanto pron­tamente si abbiano a conchiudere, direi così, le deliberazioni della fortuna, quai brevi momenti ne eian concessi a decider di lunghi secoli futuri di gloria o di infamia, di libertà o di servitù, di risor­gimento o di ultima decadenza, è incerto. È ben mestieri che io sia molto intimamente e sinceramente persuaso dell'importanza ed ur genza e brevità dei momenti presenti, perchè io prenda a discor­rerne conoscendo quanto ingrata e dannosa opera voglia esser per lo scrittore.
JTon poche opere sono uscite o stanno per uscire sull'Italia,
ma tutte di uomini di parte, tutte devote a spiegare e scusare o l'una o l'altra, ad accusare o tacciare la contraria e tutte fatte o prò o contro le persone, tutte memorie del passato inutili, improvvide e dannose per l'avvenire. Castigate dall'esperienza ci pareva che dovessero queste parti o confessare o almeno, vergognando tacere i loro errori. Ma divisi i principi dai popolo, i popoli in parti nuovi e di nomi non più uditi; divise le famiglie dalle famiglie ed in ognuna il padre dal Aglio, il fratello dal fratello compiuto lo strazio, data inerme la patria allo straniero, restava che si divulgassero presso le Nazioni più lontane, che si tramandassero alle generazioni future i nostri errori. Or fatto è il danno : un rimedio resta, che sappiano gli stranieri, sappiano i partiti, non tutti gli Italiani, non la maggior parte di essi aver partecipato a questi errori; non esser Italia come rappresentata da taluni tutta divisa tra ignoranti partigiani del prin­cipato assoluto o sognare di libertà interna di rappresentazioni na­zionali e di particolari di quella libertà, quando la libertà esterna