Rassegna storica del Risorgimento
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> 1806-1811; GIORNALI REGNO DI NAPOLI 1
anno
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1989
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481
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II Giornale d'Intendenza nel regno di Napoli 481
siam qui nel regno mal sicuri del nostro avvenire. Bisogna dunque nascondere anche quel poco che in ciò vi è di vero per togliere loro il motivo alle grandi menzogne. Se poi foste presso il governo potreste facilmente indovinare o sapere quel che è da evitarsi, ma nella distanza a cui ve ne vivete è impossibile di comunicarvi ogni volta le sue viste secrete: a questi motivi di prudenza compiacetevi d'aggiungervi un altro. Il vostro esempio sarà ben presto imitato; tutti gli altri intendenti vorranno fare anch'essi mi giornale e per quanto possa credersi che ognuno di essi possa scriverli con saviezza, pure non è dimostrato che ciò accadrebbe e sarebbe umiliante e penoso di dover permettere ad alcuni quello che non si potrebbe che con estrema imprudenza concedere a tutti .
In conclusione il Saliceti in nome del re ordinò al Briot di sospendere la pubblicazione del giornale, pur con tutti i riguardi dovuti al suo decoro, in attesa di tempi più felici, in cui il bene non potesse prendere facilmente l'aspetto del male.16)
L'intendente si rivolse al suo superiore gerarchico, il ministro dell'Interno, che aveva ordinato la pubblicazione. Gli inviò copia della lettera del Saliceti, comunicò di aver risposto invitandolo ad intendersi col Miot e difendendo l'utilità dell'iniziativa, soprattutto dal punto di vista dell'economia: dei 50 ducati inviati da Napoli per lo stabilimento della tipografia ne avanzavano 40, gli abbonamenti erano molti (occorrevano circa 200 copie per i comuni e i funzionari) e sembrava possibile ridurre l'importo a cinque ducati. Intanto, per rispettare l'ordine, avrebbe fatto distribuire solo i fogli già stampati, ed avrebbe interrotto la pubblicazione.
A proposito del risparmio di tempo che i funzionari dell'intendenza ottengono col sistema del giornale, Briot si lascia andare ad uno sfogo che ci fa cogliere lo stato d'animo dei francesi venuti nel Mezzogiorno con Giuseppe Bonaparte.
Io non temo di dire egli scrive che si farebbe ramministrazione di ima prefettura di Francia con meno impiegati e spese di quelle d'una intendenza di questo regno. Là gli impiegati sono esperti, i funzionari sono capaci e pronti a comprendere le istruzioni più concise. La macchina cammina, si lavora bene e si lavora speditamente: qui voi vedete molto meglio di me quanto sia grande la differenza: per noi i lavori sono assolutamente gli stessi, ma quasi tutti gli impiegati sono nuovi e lenti. I funzionari, e tutti quelli con cui siamo in relazione non capiscono la prima volta e c'è un tempo prezioso da perdere per fare l'insegnamento, indipendentemente dal fatto che bisogna organizzare una gran quantità di cose che in Francia camminano da sole.17)
Gli uomini che stanno impiantando la nuova organizzazione amministrativa lamentano la mancanza di collaboratori all'altezza dei compiti
tó) jl ministro della Polizia generale all'intendente di Chicti, Napoli 13 dicembre 1806, in copia, A.S.N., Ministero Interno, Il inventario, f. 2194/3.
17) Intendente di Abruzzo Citra al ministro dell'Interno, Chietì 20 dicembre 1806, ivi. La lettera è scritta in francese. Il brano citato è stato tradotto da noi.