Rassegna storica del Risorgimento
EBREI ITALIA 1848-1931
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1989
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Carlo Ghisalberti
minoranza o alle minoranze, specie se dichiarate tollerate.6) Ma ciò contrastava nettamente non solo con la visione laica della eticità dello Stato professata dalla parte più avanzata dell'ideologia politica risorgimentale, ed il pensiero corre naturalmente agli hegeliani napoletani con alla loro testa i fratelli Spaventa, ma anche e, forse, soprattutto, con l'immagine egualitaria dei diritti individuali che l'Ottocento liberale aveva ereditato dal giusnaturalismo, dall'illuminismo e dalla rivoluzione francese, e che, in Italia, non era stata rinnegata da transazioni o concordati con la Chiesa cattolica, vera nemica del processo unitario ed indipendentistico, arroccata nella difesa delle sue posizioni intransigenti negatrici della libertà religiosa. Transazioni e concordati che, pur largamente diffusi in altri paesi, erano ritenuti dal liberalismo risorgimentale in aperto contrasto con gli schemi ideologici caratterizzanti il processo unitario ed indipendentistico del paese.7?
Da questo punto di vista, quindi, l'intero problema della condizione giuridica degli appartenenti alle confessioni religiose diverse dalla cattolica maggioritaria e, quindi, anche degli israeliti italiani, poteva essere rivisto e rimeditato. Perché se era vero che l'editto carlo-albertino statuente fin dal 29 marzo 1848 la loro emancipazione, ravvisata al momento soprattutto nel pieno godimento dei diritti civili e nella facoltà di conseguire i gradi accademici, pur pregevole nei suoi contenuti umanitari e nelle sue finalità riparatrici di una delle più rigorose ed infami situazioni di inferiorità giuridica esistenti nella penisola italiana, aveva rappresentato il punto terminale di un'aspirazione alla cessazione di quel clima vessatorio di discriminazioni ereditate dalla tradizione antisemita cattolica e mantenuto in vita alla restaurazione, era altresì vero che l'approccio giuridico alla emancipazione allora realizzata non appariva del tutto in linea con l'ideologia liberale né in sintonia con gli schemi separatistici destinati ad affermarsi nel corso del Risorgimento.
E ciò perché nel clima opaco ed oppressivo della Restaurazione, durato nei suoi atteggiamenti antiebraici fino al 1848, le dottrine e le aspirazioni liberatrici ed emancipatrici che pur tanta incidenza ebbero sulla formazione dell'editto carlo-albertino, ancorché motivate, nel Cattaneo, nel Luzzatto di Valperga e nel Marroni, col ricorso all'immagine delle risultanze economico-sociali dell'auspicabile emancipazione, o fondate, con i fratelli Roberto e Massimo d'Azeglio, con Cesare Balbo, con Niccolò Tommaseo, con Camillo di Cavour e con molti altri ancora, sul richiamo a principi etici superiori, come la tolleranza religiosa, la giustizia per gli oppressi, la riparazione dei torti antichi compiuti dall'assolutismo, l'eguale diritto di manifestare tutte le fedi e di professare tutti i culti,
Sulla più generale condizione dei culti acattolici in Italia la letteratura era all'epoca abbastanza vasta: eh*., per tutti, A. GALANTE, Manuale di diritto ecclesiastico, Milano, 1914, pp. 563 sgg.
7) Illuminanti, da questo punto di vista, restano le pagine di F. RUPFINI, Relazioni tra Stato e Chiesa. Lineamenti storici e sistematici, a cura di F. MARGIOTTA BROGLIO, premessa di A. C. TEMOLO, Bologna, 1974, passim.